Roby Rolfo: ‘Giusto per Lüthi fare un passo indietro’
Si apre nel weekend con il Gp del Qatar, a Losail, il Motomondiale 2019, che si annuncia più scoppiettante che mai. Ne abbiamo parlato con il trentottenne di Paradiso Roby Rolfo, oggi pilota di Endurance ma che ha al suo attivo oltre 153 Gran Premi tra 25
Sistemarsi sulla griglia di partenza, il semaforo del Motomondiale è ormai pronto a tingersi di verde! Parte infatti questo weekend (domani le libere, seguite da qualifiche sabato e gara domenica) quello che si annuncia come un ennesimo intenso e scoppiettante campionato, in particolare nella classe regina, la MotoGp. Primo appuntamento, il Gran Premio in notturna del Qatar a Losail, un circuito che spesso premia chi nelle qualifiche è risultato il più veloce. «Il pilota che ha conquistato la pole position è riuscito a portare a termine un giro veloce in solitaria che, solitamente, è più semplice stampare quando si ha un riferimento – sostiene Roberto Rolfo, impegnato nel campionato Endurance –. Chi è in prima fila ha fatto segnare il miglior tempo grazie alla sua bravura e alla messa a punto». La moto più equilibrata per il debutto stagionale sembrerebbe essere la Yamaha. Dopo le difficoltà riscontrate l’anno scorso, «a livello tecnico potrebbe conseguire risultati migliori – spiega il pilota che ad aprile affronterà la 24 ore di Le Mans –. Forse non sarà vincente immediatamente, o non lo sarà sempre, però mi aspetto di vederla rimanere nelle zone alte della classifica e alla lunga, fino al mese di giugno, rimarrà la squadra da battere, perché è competitiva sul maggior numero di piste». Nonostante l’età (40 anni compiuti lo scorso 16 febbraio), proprio l’alfiere della Yamaha Valentino Rossi potrebbe vivere una seconda giovinezza dopo il deludente 2018. «Correndo ormai da alcune stagioni nella medesima scuderia, ne è diventato l’uomo simbolo e conoscere a fondo un mezzo è molto importante. Dal punto di vista fisico è preparato, se giocherà sull’esperienza potrà essere competitivo».
Il suo compagno di scuderia Maverick Viñales – risalito in sella dopo grosse difficoltà – rimane un’incognita. «È stato un po’ troppo altalenante sull’intera stagione, non dovrebbe essere tra i favoriti. Nelle singole gare però potrebbe essere un cliente scomodo per tutti». Abbastanza per contendere la prima posizione nel Mondiale costruttori alla Honda, padrona incontrastata dal 2016? Forse no, ma Rolfo fa notare che «al momento i due piloti sono un po’ sottotono». Una situazione da ricondurre ai recenti infortuni patiti da Marc Marquez (il campione del mondo della classe regina in cinque degli ultimi sei anni è stato operato a una spalla lo scorso dicembre) e Jorge Lorenzo (intervento a un polso a inizio anno). «A livello fisico è importante essere al cento per cento: le frenate in MotoGp sono impegnative. È necessario un po’ di tempo per poter recuperare interamente». La ‘Formica Atomica’ e il ‘Black Mamba’ «a livello di competitività e velocità sono superiori anche a Valentino Rossi» e le difficoltà riscontrate da Lorenzo in Ducati non dovrebbero più ripresentarsi. «È una moto molto confacente allo stile di guida di Jorge. I risultati dovrebbero essere decisamente migliori. Marquez, invece, è un pilota con un estro differente, tuttavia la Honda si addice perfettamente anche alle sue qualità, come già ampiamente dimostrato». La politica del team di Alberto Puig è di mantenere i piloti tranquilli e riservati, «non credo, dunque, che possano attaccarsi all’interno della squadra: gestiscono molto bene questo tipo di difficoltà».
La perdita di Daniel Pedrosa (ritiratosi alla fine della scorsa stagione) risulterà importante in particolare «nella messa a punto, ambito in cui è sempre stato molto metodico. Era un bravissimo collaudatore, ha portato la Honda, come altre precedenti moto, a un eccellente livello di base. Il compromesso tra un ottimo pilota e un buon collaudatore è difficile da trovare: è necessario essere veloci e saper mettere a punto il mezzo». Punto di domanda invece sulle Ducati: tutti si aspettano ancora molto da Andrea Dovizioso (“delfino” di Marquez nella scorsa stagione), ma dalla scuderia italiana il pilota di Paradiso si attende possibili sorprese da Danilo Petrucci («La moto che guidava prima era privata, però la telaistica rimane sempre identica, è molto veloce e competitivo») e dalle moto non ufficiali. «Il mezzo ha raggiunto un ottimo livello, forse sulle piste piccole e strette risulta un pochino impegnativa da guidare. Non mi stupirei se a volte rimanesse davanti a quella ufficiale».
Quanto alle altre marche, a partire dall’Europa anche Aprilia dovrebbe poter dire la sua. «È cresciuta molto, a livello di telaio è un mezzo bellissimo. Però, su piste in cui si utilizza molto il motore potrebbe essere svantaggiata». Suzuki, invece, è da verificare: una moto con un ottimo standard che però rimane competitiva soprattutto su circuiti stretti e poco veloci.
Oggi le conferenze stampa di rito, poi da domani le parole lasceranno spazio ai rombi dei motori, con la pista che rimarrà l’unico vero giudice.