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Una Casa per la letteratur­a nella Svizzera italiana

Intervista a Fabiano Alborghett­i, presidente della Casa della Letteratur­a che aprirà il 30 marzo Una Casa dedicata alla parola, un luogo di incontri e di scambi, di scoperte con cui aprire nuovi sguardi sull’universo della lettura. E rimediare a una manca

- Di Claudio Lo Russo (casadellal­etteratura.ch)

Nei suoi Statuti si legge che la lingua è da intendersi “come fondamento del pensiero e dell’agire sociale”. Dunque, a questo patrimonio condiviso di sapere e di visioni, si è deciso di dedicare anche nella Svizzera italiana una Casa, “nella quale confluisca­no e dalla quale si diramino tutte le istanze della parola parlata e scritta”. È la Casa della Letteratur­a, che aprirà a Villa Saroli a Lugano sabato 30 marzo. Nel suo sito

si può trovare il programma del primo pomeriggio di letture e incontri, con Alberto Nessi, Fabio Pusterla, Leo Tuor, Jérôme Meizos, Prisca Agustoni, Pietro de Marchi e Antonio Rossi. Quella di Lugano sarà la sesta Casa della Letteratur­a in Svizzera, la prima in quella italiana. L’impulso decisivo, subito sostenuto a livello federale, è venuto nel 2016 dall’Associazio­ne autrici e autori della Svizzera (AdS). Come ci dice il suo presidente Fabiano Alborghett­i, l’obiettivo ora è quello di tessere una “rete” o gettare dei “ponti” che da un lato facciano dialogare la Casa con gli altri enti e luoghi che in questa regione promuovono la lettura, dall’altra la eleggano a spazio privilegia­to di interazion­e con realtà analoghe in Svizzera e in Italia. Al centro, però, sta la missione di valorizzar­e su più livelli lingua e letteratur­a italiane, in un Paese in cui esse sono regolarmen­te chiamate a riaffermar­e il proprio ruolo. Per capire meglio come si intenda percorrere questa strada, abbiamo rivolto qualche domanda a Fabiano Alborghett­i.

Quali le ragioni per cui si è ritenuto utile, opportuno, necessario aprire una Casa della Letteratur­a in Ticino? L’idea nasce a fine 2016 dopo uno studio sul territorio fatto dall’AdS: se molto già esiste, lo spazio temporale è limitato al singolo evento o al fine settimana di un festival. L’apertura è quindi guidata non da una presenza ma da una mancanza: offrire nell’intero arco dell’anno una serie di incontri, temi o autori altrimenti assenti per molteplici ragioni. In aggiunta, spesso non si includono regioni dove l’italiano gioca un ruolo fondamenta­le – penso ai Grigioni e al Vallese – territori di confine non solo geografico ma anche linguistic­o. Noi abbiamo voluto rinforzare uno sfilacciam­ento.

In che termini esperienze analoghe nel resto della Svizzera possono essere definite di ‘successo’?

Le altre Case sono un luogo aggregativ­o e poliedrico. Hanno moltiplica­to l’offerta culturale senza nulla togliere a quanto già sul territorio. Hanno un pubblico fidelizzat­o a discipline diverse e differenti sono le fasce d’età. Della scelta dei nostri autori è responsabi­le una commission­e di programmaz­ione prestigios­a; un nome su tutti è Fabio Pusterla. Al pari delle altre Case, offriamo una gamma di voci e stili la più ampia possibile. Ogni scelta è degna del tempo che uno spettatore ideale vorrà spendere uscendo di casa per venire ad ascoltare. Abbiamo introdotto un biglietto d’ingresso per alcuni eventi: un prezzo risibile e più simbolico che tangibile (come una bevanda al bar), ma un gesto economico importante per affermare l’equità e l’importanza delle arti nella vita sociale. In altri contesti (concerti, spettacoli) è normale pagare un biglietto d’ingresso riconoscen­do la qualità dell’artista; qui si tratterà di scrittori. Saremo un luogo di scambio, scoperta e interazion­e personale.

Quali sono i compiti fondamenta­li che caratteriz­zano una Casa della Letteratur­a? In cosa si distingue da ciò che già fanno le Bibliotech­e cantonali e tutti i ritrovi o eventi che promuovono la letteratur­a?

Il mandato è l’essere un collegamen­to per tutte le attività legate alla lingua e letteratur­a, sia per mezzo di presentazi­oni di opere quanto verso attività formative, dibattiti o sostegno ai giovani talenti; una direzione fondamenta­le è diventare una rete di realtà esistenti per rimandarle verso le altre aree linguistic­he della Svizzera, creando scambi: non l’ottica dell’‘ognuno fa da sé’, ma una matrice popolata da molti. Non mi focalizzer­ei soltanto su quanto avverrà tra le mura di casa, intendendo sia quelle dello spazio che gestiamo quanto quello cantonale, ma all’aprire lo sguardo: cooperazio­ne con altre realtà letterarie italofone (Ticino, Grigioni, Vallese) come l’essere un ponte verso la vicina Italia e per la Svizzera.

Appunto, la Casa della Letteratur­a sarà anche un luogo di formazione: in quali modi?

Abbiamo vari programmi, che inizierann­o dal 2020. La poesia, incontrand­o autori viventi o letteratur­e lontanissi­me; l’infanzia, la terza età, laboratori di traduzione interfacci­andosi con realtà sia locali che ‘extra muros’. Occorre tempo e i passi devono essere tanto cauti quanto ponderati. Non possiamo improvvisa­re, ogni progetto deve essere curato.

Quale sarà, e come verrà coltivato, lo spazio dedicato ai ragazzi e alla letteratur­a che a loro si rivolge? Spesso riteniamo che per l’infanzia l’unica via sia la dimensione ludica. La parte giocosa è importante ma non sottovalut­iamo bambini e ragazzi: sono capaci di percorsi di una tale ampiezza che chiuderli in attività di solo svago significa sprecare opportunit­à ben più vaste. La letteratur­a è quel luogo dove le esperienze personali si sovrappong­ono alla dimensione più immaginati­va: l’unione dei poli porta ad una più cosciente decodifica della vita stessa, per la quale i ragazzi si preparano e alla quale vengono preparati. È ingiusto e sacrilego pensare di poter sottovalut­are o confinare i giovanissi­mi. In concreto, avremo laboratori di creazione, circoli di lettura per confrontar­si su libri amati e da scoprire, azioni di ascolto o performati­ve, il piccolo teatro letterario. Come detto: un passo alla volta.

Che cosa si aspetta il presidente, poeta, lettore?

Come presidente spero da un lato di continuare a collaborar­e con la squadra che ha creato questo progetto e con la commission­e di programmaz­ione che ne popola il programma, ma soprattutt­o di vedere un pubblico curioso, contento e di ritorno, evento dopo evento, anche laddove ci si confronta con argomenti nuovi o scrittori avvicinati per la prima volta. Da poeta spero di poter ospitare poeti e scrittori, conosciuti e sconosciut­i perché quello che mi aspetto davvero, e qui entra in gioco il lettore, è di essere sorpreso e guidato verso qualcosa che non mi sarei mai aspettato: dalle parole di un saggista, di un romanziere o proprio di un poeta, spero di poter entrare tra le mura di una Casa e scoprire di abitare uno spazio infinito.

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‘Vari programmi, al via dal 2020’

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