Non passa l’emendamento ‘salva Campione’
L’ampliamento della pianta organica del Comune di Campione d’Italia per via legislativa non è percorribile. L’emendamento presentato dal Movimento 5 stelle al decreto Concretezza, firmato da ventinove parlamentari, prima firma Giovanni Currò, comasco, nonché dal presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Giuseppe Brescia (M5S) è stato dichiarato “inammissibile per estraneità alla materia”.
La sostanza dell’emendamento, prendendo lo spunto dalle unicità dell’enclave nei “settori tributario, fiscale, sanitario e scolastico” consisteva nel prevedere al Comune “un numero di dipendenti pari a quello spettante agli enti di fascia demografica con popolazione corrispondente a 10mila abitanti”.
Ritardi inspiegabili
Cinque volte quelli attuali che non arrivano a 2mila. Ciò avrebbe comportato un organico di 66 dipendenti, rispetto agli attuali 89 ‘congelati’ sino al prossimo 19 novembre. Scadenza fissata dal Tar del Lazio. Le proposte contenute nell’emendamento pentastellato sono le stesse sollecitate a più riprese dalle organizzazioni sindacali. Solo che il Ministero dell’Interno cui spetta la decisione finale in più occasioni ha sostenuto che debbono essere applicate le norme previste per i Comuni in dissesto finanziario. Insomma, nessun ripensamento da parte del Viminale sugli esuberi scesi da 86 a 74 a seguito di dimissioni, trasferimenti e pensionamenti. I tempi lunghi dei palazzi romani della politica e della giustizia amministrativa e civile che ancora non si esprime sui reclami alla sentenza di fallimento del Casinò non aiutano a far chiarezza sul futuro del sistema Campione. Pur ufficialmente nominato lo scorso 22 febbraio, il commissario straordinario Maurizio Bruschi, incaricato di rimettere in sesto la casa da gioco, ancora non ha ricevuto l’investitura. Un ritardo inspiegabile. A meno che non si attenda la decisione dei giudici d’appello sul fallimento del Casinò. La causa è stata discussa lo scorso 19 gennaio. Tre mesi per depositare la sentenza.