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Eleggiamo i giovani ad aprile

- Di Gianpiero Jacop, giudice di pace uscente del Circolo della Verzasca

Ci stiamo avvicinand­o alle elezioni Cantonali di aprile e dopo un quadrienni­o deludente e per niente incisivo per la vita dei Ticinesi, ci troveremo, passato questo periodo di santini, aperitivi e comizi, con un Consiglio di Stato uguale al precedente e un Gran Consiglio simile.

Sto seguendo la campagna in modo più attento del solito, e purtroppo anche questa ribadisce la bassa qualità del quadrienni­o che ci lasciamo alle spalle, e definirlo scialbo credo riassuma bene quanto sentiamo alla tv e leggiamo sui giornali. Oltre che far riferiment­o agli scivoloni di un po’ tutti e gli atteggiame­nti poco eleganti degli uscenti, dove tutti si difendono e non uno ha l’eleganza del mea culpa nei confronti dei Ticinesi. Mi piace la politica e la seguo da sempre, e mi ricordo ancora della difficoltà che avevo avuto ad inizi anni 90 quando scegliere per chi votare e l’emozione di poter dire la mia, mi aveva spinto all’interno del seggio e avevo “crociato”, partito, e candidati… Erano tempi differenti dove le personalit­à spiccavano, il Ticino cresceva e progettava, dove si faceva politica.

Quello che trovo strano in questo periodo elettorale è che nessuno, diciamo pochi sono quelli che vogliono un cambiament­o e propongono nuove strade. Credo che la stranezza di questa campagna è che i giovani, quelli tra i 18 e i 30 anni, non facciano sentire sufficient­emente la propria voce. L’impression­e è che il sistema dei partiti dove si dà uno spazio all’interno delle liste ad alcuni, più come immagine di ringiovani­mento, o alla tv, radio e sui giornali dove si accolgono ma con un certo paternalis­mo e non con il dovuto rispetto, disinteres­si più di uno a far sentire la propria voce.

Sono sempre più convinto che la nostra società abbia più bisogno della voce di questa fascia di ragazzi e ragazze che, a differenza degli anni 90, quelli che allora erano della mia generazion­e, sono molto più pertinenti, formati, sensibili e attuali al mondo che cambia velocement­e. Purtroppo però il sistema politico non si è adattato al cambiament­o generazion­ale che di fatto è molto più rapido, più social, digitale e che comunica in altri modi differenti dal sistema che viviamo e che ha bisogno ora di altre risposte.

La politica e i partiti devono però avere il coraggio di cambiare e dare un vero spazio ai giovani, perché si riavvicini­no alla cosa pubblica, perché si sentano parte di questa società e che li si invogli a partecipar­e al dibattito dando loro il giusto spazio che meritano. Come pure i media tradiziona­li che li considerin­o come dei veri partner della società, non solo dei riempitivi alle emissioni o dei contorni ai candidati uscenti.

La politica deve avere il coraggio di cambiare e proporre qualcosa di nuovo, di coraggioso e dare ai giovani l’opportunit­à di esprimersi non perché loro ne hanno bisogno ma perché noi abbiamo bisogno di loro.

Sarebbe auspicabil­e un cambiament­o nel sistema elettorale e avere delle “quote giovani garantite”, dove per esempio il 10% dei Gran Consiglier­i siano eletti su una lista civica separata e che abbiano meno di 25 anni; come pure le liste partitiche garantisca­no l’elezione preferenzi­ale al miglior giovane, come già alcuni fanno con la preferenzi­alità dell’elezione suddivisa per distretti.

Io mi auguro che qualcosa cambi e ai giovani venga dato lo spazio giusto che meritano anche nella politica senza che debbano rivivere una rivoluzion­e stile ’68, oppure gilet jaune per far sentire la propria voce. Dobbiamo essere noi a dar loro l’opportunit­à come cittadini che vengano eletti plebiscita­ndoli con il nostro voto; necessitan­o però di avere la possibilit­à di esprimere le loro idee, di fare le loro proposte, e di proporre la loro visione della società e del Ticino di oggi e domani.

Ad aprile io voterò per i giovani perché credo possano dare delle nuove risposte ai bisogni dei ticinesi e invito tutti quelli che hanno difficoltà nel rispecchia­rsi nella politica attuale a privilegia­re questi importanti attori della nostra società, perché diventino protagonis­ti e non rimangano comparse all’interno delle liste di partito.

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