Sinistra e governo
Già nel lontano 1930, Antonio Gramsci nei suoi Quaderni scritti in prigione (condannato a 20 anni dal regime fascista), esprime la sua contrarietà al concetto di partito unico e dittatura del proletariato. Al contrario sosteneva l’importanza di confrontarsi con gli altri partiti democratici. Insisteva inoltre sulla necessità di creare un substrato di intellettuali che formassero l’ossatura del partito comunista, per permettere alla classe operaia e contadina di sviluppare una propria autonomia e consapevolezza critica in vista di una riforma culturale e morale della società. Oggi chiameremmo questo concetto compromesso storico. Enrico Berlinguer e Aldo Moro, 40 anni dopo, furono gli artefici di questo modello. Moro pagò con la vita questa iniziativa, barbaramente trucidato dalle Brigate rosse. Attualmente, l’idea di una classe dirigente qualificata non sembra più una priorità considerato che la politica attuale, semplificata ai minimi termini e di stampo provinciale (proprio in questo momento storico di massima difficoltà e di crisi delle democrazie) e fatta soprattutto di slogan vincenti (il Ticino ai ticinesi) e della ricerca affannosa di capri espiatori a cui addebitare la colpa dei nostri problemi. Con la caduta del muro di Berlino (1991), crolla il Partito comunista storico, ma non i suoi ideali di giustizia e di un mondo migliore, assieme a tutte le credenze e certezze che la sinistra da sola fosse in grado di comprendere e risolvere tutti i problemi della nostra società. Ricordando inoltre che, attualmente, una marea nera antipolitica rischia di tracimare sull’Europa (vedi i vari Erdogan, Orbán, Salvini, Le Pen) con la loro democrazia autoritaria fatta di nazionalismo, sovranismo, xenofobia, obbliga la sinistra e tutte le forze democratiche a unirsi per salvaguardare il nostro Stato di diritto. Per questo, l’impegno politico deve essere a tutti i livelli, Consiglio di Stato compreso. Il mantenimento di un nostro rappresentante è decisivo, per impedire un ulteriore spostamento a destra del governo cantonale. In questa sede («il cervello del nostro cantone») vengono prese decisioni della massima importanza in tutti i campi, che riguardano la vita di tutti noi (educazione, ambiente, giustizia, economia, sanità). Purtroppo la sinistra, compresi i verdi, come capita sovente, si presenta disunita per la corsa al Consiglio di Stato con il motto: facciamoci male da soli. Una lista unitaria per il potere esecutivo, oltre che garantire la conferma di un nostro rappresentante, avrebbe galvanizzato tutta l’area di sinistra senza che nessun partito perdesse la propria identità. In questa situazione diventa importante, forse decisivo, il cosiddetto voto utile a favore del Ps per il Consiglio di Stato, unico partito con possibilità di elezione. Mi auguro che domenica 7 aprile 2019 possiamo, tutti assieme, con le varie bandiere dell’area progressista, festeggiarne la sua riconferma.