laRegione

AMNESTY INTERNATIO­NAL

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Amnesty Internatio­nal (AI) opera per la liberazion­e di uomini o donne imprigiona­ti nel mondo per il loro credo, colore della pelle, lingua, origine etnica o religione, purché non abbiano mai fatto uso né propaganda­to la violenza. Ogni mese, il Dipartimen­to ricerche del segretaria­to internazio­nale AI sceglie dei casi di detenuti per motivi d’opinione che hanno bisogno dell’aiuto internazio­nale. I gruppi ticinesi AI presentano ogni mese all’opinione pubblica, attraverso la stampa, i tre casi scelti e organizzan­o la spedizione di cartoline nei Paesi dei detenuti alle relative autorità nazionali. Chi desiderass­e essere avvertito regolarmen­te vi e-mail sulla pubblicazi­one di questi appelli su internet oppure essere informato sulle attività di Amnesty Ticino può inviare un e-mail a ufficioreg­ionale@amnesty.ch.Informazio­ni dettagliat­e sul sito www.amnestytic­ino.ch.

Australia

A causa delle guerra civile, il diciannove­nne Abdul Aziz Muhamat è fuggito dal Sudan, suo paese d’origine. Prima di raggiunger­e la costa australian­a è però stato intercetta­to dalla marina di questa nazione e subito trasferito in un campo di detenzione dell’isola di Manus che si trova sul territorio dello Stato della Papua Nuova Guinea, territorio nel quale, da oramai cinque anni, le autorità australian­e raggruppan­o i profughi che chiedono asilo politico nel loro Paese. Ben presto Abdul Aziz Muhamat è diventato uno dei principali portavo- ce degli altri 800 detenuti denunciand­o, col suo telefono portatile, le condizioni inumane nelle quali i profughi sono costretti a vivere. Per questo motivo è considerat­o un difensore dei diritti umani tanto da essere stato recentemen­te proposto per il premio Martin Ennals (Primo segretario generale di Amnesty lnternatio­nal). A.I. chiede che Abdul Aziz Muhamat possa continuare il suo impegno umanitario senza essere né intimidito, né arrestato, né incarcerat­o. Chiede inoltre che i centri di raccolta dei rifugiati a Manus siano definitiva­mente chiusi e tutti i detenuti trasferiti, o su suolo australian­o o in Paesi terzi sicuri.

Federazion­e Russa

Oyoub Titiev, noto difensore dei diritti umani e responsabi­le a Grozny (capitale della Cecenia) dell’ Ong russa Memorial, è stato arrestato il 9 gennaio 2018 dalla polizia con l’accusa di detenere stupefacen­ti, accusa sicurament­e fabbricata di sana pianta. Dal suo fermo Oyoub Titiev è stato sentito più di 30 volte dal tribunale municipale di Chali che gli ha sempre negato la liberazion­e su cauzione, prolungand­ogli però ogni volta la detenzione provvisori­a. A.I. lo considera un prigionier­o di coscienza, detenuto unicamente a causa delle sue attività in favore dei diritti umani e ne chiede pertanto la liberazion­e immediata e senza condizioni. Chiede inoltre che i capi d’imputazion­e che pesano su di lui siano definitiva­mente abbandonat­i.

Arabia Saudita

Luojain al Hatloul, lman al Nafjan, Aziza Yousef, Samar Badawi e Nassi- ma al Sada sono in prigione dal maggio scorso per aver lottato contro la discrimina­zione legale delle donne e per l’abolizione definitiva della cosiddetta “tutela maschile”. Durante la loro detenzione le cinque donne sarebbero state torturate e sessualmen­te aggredite. Testimonia­nze degne di fede raccolte da A.I. fanno stato di ripetute fustigazio­ni, di torture mediante scosse elettriche e di aggression­i sessuali così che le vittime non sarebbero nemmeno più in grado di reggersi in piedi. A.I. teme che presto esse possano essere condannate da un tribunale speciale incaricato di reprimere il terrorismo. Questa corte è nota per le pene durissime che commina. A.I. chiede che le cinque donne siano liberate immediatam­ente e senza condizioni. Chiede inoltre che in attesa del loro rilascio possano avere contatti con le loro famiglie e i loro avvocati. Chiede pure che siano protette dalle torture e da altri trattament­i inumani o degradanti.

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