Multinazionali, controprogetto in cattive acque
Nel Plr c’è chi non vorrebbe nemmeno entrare in materia. Marty ritiene la soluzione della commissione una presa in giro. Ma lascia la porta aperta.
Il Consiglio degli Stati annacqua il controprogetto? «In quel caso si va a votare». Così Dick Marty lo scorso giugno alla ‘Regione’, dopo che il Nazionale adottò un suo controprogetto indiretto all’iniziativa popolare ‘per imprese responsabili’ (cfr. sotto). Nel frattempo, la Commissione degli affari giuridici degli Stati ha messo mano al testo dei colleghi deputati. Introducendovi una ‘clausola di sussidiarietà’ che se non lo annacqua, lo rende meno incisivo. Ai promotori non è andata giù. «È una presa in giro: se il plenum non corregge il tiro, bisognerà andare a votare sulla nostra iniziativa», dice l’ex ‘senatore’ liberale-radicale a pochi giorni dal dibattito.
Martedì può succedere di tutto. «Viste le maggioranze risicate in commissione, l’esito è aperto. È molto difficile prevedere come finirà», afferma il presidente della Cag-S Robert Cramer (Verdi/Ge). Le cose sembrano però mettersi male per il controprogetto. Una parte dei ‘senatori’ del Plr non ha gradito la secca risposta di Marty & Co. alle proposte della commissione, che su alcuni punti (l’obbligo di diligenza esteso alle “relazioni commerciali con terzi” e non limitato ai fornitori, ad esempio: cfr. sotto e infografica) sono più osé di quanto avrebbero voluto. E pure tra i ranghi del Ppd c’è ormai chi si chiede che senso abbia intestardirsi nel portare avanti un controprogetto che i promotori dell’iniziativa non digeriscono. Alcuni ‘senatori’, da noi contattati, concordano: nemmeno l’entrata in materia (c’è una richiesta in tal senso del Plr Ruedi Noser) è acquisita. E se anche lo scoglio venisse superato, il rischio che tutto capotti nella votazione sul complesso è concreto. Marty, dal canto suo, ribadisce: «Abbiamo già fatto concessioni importanti. Non possono pretendere che cediamo ancora: sennò tradiamo le moltissime persone che ci sostengono». Il nodo è la responsabilità civile (cfr. sotto). Alcuni ‘senatori’ Plr vorrebbero stralciarla dal controprogetto. O almeno attenuarne la portata con una ‘clausola di sussidiarietà’. Economiesuisse e partiti borghesi temono un’ondata di cause civili in Svizzera da parte di vittime di violazioni dei diritti umani e ambientali in tutto il mondo. Vorrebbero perciò che, prima di poter avviare una causa in Svizzera contro la società madre, le vittime dimostrassero che nel loro Paese non è possibile condurre un’azione legale con tutti i crismi dello Stato di diritto nei confronti della filiale.
Per Marty così «si creerebbe un nuovo ostacolo per le vittime, che rende di fatto impossibile la responsabilità civile». L’ex consigliere agli Stati teme «processi interminabili» e «il grave rischio che la questione cada in prescrizione». E poi già oggi una causa civile non è una passeggiata. «Una pioggia di processi? Non è vero. Non è così facile: l’asticella è posta molto in alto. La parte lesa deve portare le prove. E i tribunali civili svizzeri chiedono sempre l’anticipo delle spese: sono azioni estremamente difficili e costose. Oltretutto, l’iniziativa prevede la prova liberatoria: le società non saranno ritenute responsabili se proveranno di aver preso tutte le misure del caso per impedire i danni». Dick Marty lascia comunque la porta aperta a un controprogetto «con una sussidiarietà geograficamente limitata, valida solo per i Paesi con uno Stato di diritto degno di tale nome» e assortito «di una clausola di salvaguardia per la prescrizione».
Capiti quel che capiti martedì, il dossier tornerà al Nazionale. Per appianare le divergenze fra i due controprogetti. Oppure, se la proposta della Cag-S sarà naufragata, per decidere la sorte del controprogetto restante: archiviarlo o mantenerlo in vita, nella speranza che poi i ‘senatori’ scendano a più miti consigli? Si vedrà. Quel che è certo è che se verrà concessa la proroga per il trattamento dell’iniziativa, la votazione slitterebbe al 2021.