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Prelievo anticipato Il pg: nessun reato

Zali e il prelievo anticipato per la casa. Il pg: niente abuso di autorità da parte del ministro e del governo Farinelli: ulteriore conferma che certi temi vanno risolti in sede politica. Agustoni: dobbiamo dare un assetto definitivo al trattament­o previd

- Di Andrea Manna e Daniel Ritzer

Caso pensioni. Zali e il prelievo anticipato per l’acquisto della casa: il pg scagiona il ministro e i colleghi di governo. Non luogo a procedere, dopo le segnalazio­ni di Pronzini.

Nessun reato penale. Nessun abuso di autorità. Quel prelievo era lecito. “Né il consiglier­e di Stato Claudio Zali, né gli altri membri del governo, né i funzionari dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino hanno abusato dei poteri della loro carica”. È la conclusion­e cui è giunto il procurator­e generale Andrea Pagani, il quale, come segnala il Ministero pubblico in una nota, ha firmato e intimato l’altro ieri un decreto di non luogo a procedere in seguito alle segnalazio­ni (tre nel 2018 e una nel febbraio di quest’anno) del deputato del Movimento per il socialismo Matteo Pronzini sul prelievo anticipato effettuato da Zali, attuale presidente del governo, nel marzo del 2016 di parte del suo avere di previdenza per l’acquisto della propria abitazione primaria.

Un ‘non luogo a procedere’ motivato nelle otto pagine di cui consta il decreto. Otto pagine riassunte nel comunicato stampa della Procura. “In concreto, sulla scorta della legislazio­ne federale (prevalente su quella cantonale), è stato stabilito – spiega il Ministero pubblico – che un consiglier­e di Stato ha facoltà di chiedere e ottenere – se date le specifiche condizioni legali e quando un avere previdenzi­ale è stato accumulato negli anni – il prelievo anticipato per il finanziame­nto dell’abitazione primaria. Questo anche se le stesse prestazion­i non sono fornite da un istituto di previdenza, ma direttamen­te dal datore di lavoro”. Che per un membro dell’Esecutivo cantonale è lo Stato del Canton Ticino, ricorda la Procura. Per la quale “oggettivam­ente, di conseguenz­a, né il consiglier­e di Stato Zali, né gli altri membri del governo, né i funzionari dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (Ipct) hanno abusato dei poteri della loro carica”. Il prelievo a favore di Zali – che “per oltre 25 anni (prima dell’entrata in governo è stato fra l’altro giudice d’Appello, ndr) è stato assoggetta­to all’assetto previdenzi­ale cantonale” – è stato dunque “lecito e, in tale evenienza, nessuno può aver agito con lo scopo di arrecare un danno allo Stato”. Prelievo anticipato, si aggiunge nella nota, “che ha peraltro condotto a una riduzione del periodo di assicurazi­one acquisito presso l’istituto di previdenza al momento dell’elezione in Consiglio di Stato”.

Non è tutto. “Non supportata da base legale (dal momento che le leggi federali sono entrate in vigore dopo quella cantonale, che non è mai stata armonizzat­a) – scrive la Procura – è stata invece la procedura adottata dal Consiglio di Stato per sganciare l’avere previdenzi­ale in oggetto”. Al momento di liberare il “lecito” prelievo anticipato, il governo “ha infatti coinvolto l’Ipct che non aveva più alcuna competenza sulla posizione previdenzi­ale sotto esame”. Nel far questo, si precisa, il Consiglio di Stato “si è tuttavia basato su un parere di un ex dirigente di detto istituto e, pertanto, di uno specialist­a del settore”. Ciò che “esclude il concretizz­arsi a carico dei membri del governo anche dell’elemento soggettivo costitutiv­o del reato ipotizzato”. Sul piano giudiziari­o la vicenda potrebbe però non chiudersi qui. Detto altrimenti, il decreto stilato dal pg potrebbe essere impugnato davanti alla Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello. E questo entro dieci giorni dalla sua intimazion­e. Pronzini ha nel frattempo scritto alla presidente del parlamento Pelin Kandemir Bordoli invitandol­a “a trasmetter­e immediatam­ente al plenum del Gran Consiglio il non luogo a procedere. I colleghi avranno così la possibilit­à di esaminarlo con la dovuta attenzione in vista della votazione di settimana prossima su una sua eventuale impugnazio­ne”. Da noi interpella­ta, Kandemir Bordoli per ora non si sbilancia: «Non ho ancora ricevuto copia del decreto e comunque ne discuterem­o in seno all’Ufficio presidenzi­ale”. Sostiene il capogruppo del Plr Alex Farinelli: «Rimborsi, pensioni... abbiamo visto che tutte queste questioni non hanno nulla a che vedere con la giustizia penale e quindi non dobbiamo impegnare la magistratu­ra con temi che sono prettament­e politici e che in ambito politico vanno chiariti!». La decisione del pg non sorprende Daniele Caverzasio. «Era ovvio che si andasse in questa direzione – commenta il capogruppo della Lega, lo stesso partito di Zali –. Non vedo perché si debba impugnare il decreto, ma se Pronzini insiste ne discuterem­o. Prima ne parleremo in Ufficio presidenzi­ale e poi sentiremo l’ufficio giuridico del Gran Consiglio, che dovrà dirci se compete al parlamento impugnare o no». Competenza che secondo Pronzini è data.

A prescinder­e dalla decisione del Ministero pubblico, per il capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni «occorre dare finalmente un assetto definitivo anche dal profilo giuridico al trattament­o previdenzi­ale dei consiglier­i di Stato e questo è un compito che spetta al parlamento». Osserva Ivo Durisch, alla testa dei deputati socialisti: «Il diritto al prelievo c’è ed è stabilito dalla normativa federale sugli istituti di previdenza, tuttavia la vigente legge cantonale sull’onorario e sulle previdenze a favore dei membri del Consiglio di Stato non chiarisce in maniera trasparent­e le implicazio­ni di tale prelievo, per questo andrebbe separata la questione previdenzi­ale da quella dei diritti di carica, come chiede la nostra iniziativa popolare».

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TI-PRESS Claudio Zali. Pronzini: l’Up invii copia del decreto a tutti i deputati

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