Mosca stabilisce la verità delle fake news
Mosca – Chi diffonde fake news chiude. Testate web o reti di informazione che siano, la legge approvata ieri dalla Duma russa dà il potere alle autorità di bloccare le pubblicazioni che non “rimuovono immediatamente” i contenuti giudicati fake news. La legge ora andrà al Senato – di solito una formalità – e poi finirà sul tavolo di Vladimir Putin per la firma finale.
Ritenuta una delle centrali mondiali della disinformazione, Mosca ha dunque indossato la divisa di chi è determinato a combatterla con la durezza adeguata. La nuova legge fake news “qualsiasi informazione non verificata presentata come fatto che minacci la vita di qualcuno e/o la sua salute o proprietà, minacci l’ordine pubblico, possa interferire o compromettere infrastrutture vitali, trasporti o servizi sociali, organizzazioni di credito o servizi energetici, industriali, o di comunicazione”. La nuova legislazione si applica ai siti registrati come pubblicazioni online e, su impulso della procura generale, l’autorità garante (il Roskomnadzor) avrà il potere di ordinare “l’immediata” rimozione dei contenuti falsi entro 24 ore dalla notifica, pena il blocco del sito. La norma non si applica a giornali, reti televisive, stazioni radio o “aggregatori di notizie online”, contrariamente a quanto previsto nella prima stesura della legge, poiché già regolamentati dalla legge sulla stampa.
C’è che tanta lodevole severità rischia di colpire soprattutto le espressioni di dissenso o di critica del regime di Putin. Tanto più che la Duma, nella stessa giornata, ha licenziato anche la legge che penalizza il dileggio via web ai simboli dello Stato come “bandiera, costituzione” e soprattutto “autorità”. Anche qui, se chi ospita i contenuti incriminati non li cancellerà dopo aver ricevuto la segnalazione i siti saranno bloccati. Russia Unita, il partito del presidente, ha negato che l’intenzione sia quella di reprimere il dissenso. In effetti a quello provvedono già i servizi, sin qui molto efficienti a chiudere direttamente la bocca dei giornalisti scomodi, prima ancora di un sito internet.