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Da Castelgran­de alle Olimpiadi

Lo Chef Teo Chiaravall­oti sarà il primo ticinese a partecipar­e a un’edizione dei Giochi culinari È uno dei componenti della squadra svizzera che sarà in lizza all’edizione 2020 di Stoccarda. ‘È una grande gratificaz­ione’.

- Di Giacomo Rizza

Ci accoglie al ristorante Castelgran­de, dove è approdato lo scorso mese di ottobre. L’ultima tappa di una carriera che lo ha visto girare il mondo e lavorare in alcuni dei ristoranti ticinesi più prestigios­i, come quello di Villa Sassa e del Principe Leopoldo. Traguardi raggiunti con talento e sacrificio, ma soprattutt­o grazie a una passione che cresce in lui fin da quando era bambino, alimentata dall’influenza di una famiglia abituata a mettere in pratica l’arte della cucina. E a 30 anni di distanza da quei sogni di giovinezza, Teo Chiaravall­oti è forse andato oltre le aspettativ­e. Quarant’anni il prossimo 2 maggio, lo chef di Biasca sarà infatti il primo ticinese a partecipar­e alle Olimpiadi culinarie che si terranno a Stoccarda nel febbraio del 2020. Dieci i componenti della Nazionale svizzera selezionat­i per prendere parte alla 25esima rassegna che coinvolger­à 32 rappresent­ative di altrettant­e nazioni, per un totale di 2’000 chef e 28mila visitatori. «Dopo tanti sacrifici, è sicurament­e una grande gratificaz­ione e ne sono molto orgoglioso – ammette Chiaravall­oti –. Già due anni fa mi avevano proposto di partecipar­e, ma purtroppo risultava impossibil­e conciliare l’impegno con la mia attività di allora presso Villa Sassa. Avendo dei giorni di chiusura, qui a Castelgran­de è un po’ più facile organizzar­si». La competizio­ne si svolgerà sull’arco di due giorni, con due modalità di gara. «Quella di cucinare un menù di tre portate per 110 persone e quella di presentare uno ‘chef table’ con un menù per dodici. Per questo importante appuntamen­to inizieremo a prepararci già in aprile, con un primo incontro in cui verranno confrontat­e e affinate le idee. Il prodotto che andremo a presentare sarà quindi il risultato di infinite prove, fintanto che non raggiunger­emo la perfezione. Perché in fondo l’obiettivo è di provare a vincere». Ognuno dei componenti della squadra (assistita da due allenatori) avrà un ruolo definito. «Io dovrei essere il responsabi­le della carne».

‘All’inizio è come essere al circo’

La fiumana di gente che accorrerà a Stoccarda non sarà tuttavia uno scenario nuovo per Chiaravall­oti. Nel 2012 ha infatti partecipat­o al Bocuse d’Or, il concorso culinario più prestigios­o a livello svizzero, classifica­ndosi al primo posto. «In quell’occasione gli altri concorrent­i erano sicurament­e più preparati di me. Ciò che ha fatto la differenza è stato il gusto. E in fondo, è proprio in questo che siamo forti noi della Svizzera italiana». Il risultato di Ginevra gli era valso il biglietto per partecipar­e alla finale europea di Bruxelles, dove era riuscito ad ottenere il settimo posto che gli aveva permesso di essere al via del-

la finale mondiale di Lione, dove si era brillantem­ente classifica­to al 13esimo rango. «In questi concorsi si cucina all’interno di un box, con la gente attorno che ti osserva: ci si sente come in una sorta di circo. Ricordo che a Lione avevo puntati addosso gli occhi di circa 3’000 persone, e nei primi minuti non era stato affatto facile concentrar­si». Singolare appare che

nella nazionale olimpica sia stato selezionat­o solo uno chef del panorama culinario ticinese, che vanta una grande formazione e prende spunto dalla prestigios­a scuola italiana. «Il problema è che partecipar­e ai concorsi non è evidente, perché gli allenament­i richiedono grande impiego di tempo. Mettersi in gioco vuol dire privarsi di famiglia e tempo libero. E

non tutti sono disposti a farlo. Bisogna avere grande forza mentale e una persona speciale che ti sostenga, che nel mio caso è mia moglie». Al fine del suo successo, Chiaravall­oti deve tanto anche al suo maestro e fonte d’ispirazion­e: il rinomato chef Dario Ranza, unico ticinese insieme al suo ‘allievo’ ad aver partecipat­o al Bocuse d’Or.

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Dal mese di ottobre il 39enne di Biasca guida la cucina del ristorante Castelgran­de e del grotto San Michele

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