‘No, l’emozione non c’entra’
Cereda ai suoi chiede più costanza pensando a gara 2 col Bienne. Fischer: ‘Il mio gol non mi consola, non è servito a nulla’.
Bienne – La vita a volte è davvero curiosa: in oltre 350 partite nella massima Lega, sino a sabato sera Jannick Fischer aveva realizzato la miseria di 6 reti (e non ne festeggiava una da ormai due anni) mentre in gara 1 dei quarti, il gol nei playoff che l’Ambrì attendeva da ben cinque anni lo firma proprio lui... «Ma non è consolatorio, visto che non è servito a nulla», racconta il difensore, deluso da una sconfitta, in fondo, maturata già a inizio partita. «Può darsi che all’inizio ci fosse un po’ troppa emozione per l’esordio nei playoff, ma alla fine sono stati i dettagli a decidere la serata». Tra i fattori positivi c’è sicuramente il boxplay. «Abbiamo davvero giocato bene, specialmente in quei quasi due minuti di doppia inferiorità numerica. Avrebbe potuto essere un momento chiave». Poi il Bienne ha dato l’impressione soprattutto di gestire il vantaggio, senza correre grandi rischi. «Non sono d’accordo – ribatte Fischer –, anche nell’ultimo tempo abbiamo avuto delle occasioni. Restiamo fiduciosi nonostante la sconfitta: la serie è appena iniziata». Luca Cereda, invece, le cose le vede così. «Il Bienne è una squadra forte, è favorita, e in certi frangenti abbiamo subito il suo gioco. I ragazzi ci hanno provato sino alla fine, e non sarà stata la nostra miglior uscita stagionale, ma nemmeno la peggiore. Infatti in alcune fasi siamo riusciti a essere molto pericolosi, grazie ai nostri punti forti, ma dobbiamo farlo con maggiore costanza». È mancata forse un po’ di aggressività davanti al portiere? «Adesso le partite si vincono davanti alle due porte, è sicuramente un aspetto che possiamo migliorare in vista della seconda sfida». Cereda, però, non crede che la sua squadra abbia finito col subire l’emozione. «È un problema di costanza, l’emozione a mio parere non c’entra. E poi dobbiamo cercare le battaglie, crearle, e non aspettare che siano loro a venire da noi. Dobbiamo riconoscere e accettare i nostri limiti, e così avremo chance per poter vincere». E la rete della bandiera nel finale potrebbe essere un buon segnale per un Ambrì che fatica a segnare al Bienne. «È la dimostrazione di come noi possiamo e dobbiamo segnare delle reti. Nell’occasione abbiamo vinto dei secondi dischi e delle battaglie, anche se alla fine ovviamente ora non cambia nulla, vincere o perdere 1-0 o 10-0». In difficoltà è parsa la linea di Kubalik, Zwerger e Müller. «Ma è migliorata nell’ultimo tempo, aumentando l’intensità fisica ha cercato i duelli conquistandosi un maggior possesso del disco. Anche per loro non ci sono segreti, solo così riusciranno nuovamente a fare delle belle cose».
Brunner prova a sua volta a battere Conz, ma il giurassiano chiude il buco