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‘No, l’emozione non c’entra’

Cereda ai suoi chiede più costanza pensando a gara 2 col Bienne. Fischer: ‘Il mio gol non mi consola, non è servito a nulla’.

- Di Marco Maffiolett­i

Bienne – La vita a volte è davvero curiosa: in oltre 350 partite nella massima Lega, sino a sabato sera Jannick Fischer aveva realizzato la miseria di 6 reti (e non ne festeggiav­a una da ormai due anni) mentre in gara 1 dei quarti, il gol nei playoff che l’Ambrì attendeva da ben cinque anni lo firma proprio lui... «Ma non è consolator­io, visto che non è servito a nulla», racconta il difensore, deluso da una sconfitta, in fondo, maturata già a inizio partita. «Può darsi che all’inizio ci fosse un po’ troppa emozione per l’esordio nei playoff, ma alla fine sono stati i dettagli a decidere la serata». Tra i fattori positivi c’è sicurament­e il boxplay. «Abbiamo davvero giocato bene, specialmen­te in quei quasi due minuti di doppia inferiorit­à numerica. Avrebbe potuto essere un momento chiave». Poi il Bienne ha dato l’impression­e soprattutt­o di gestire il vantaggio, senza correre grandi rischi. «Non sono d’accordo – ribatte Fischer –, anche nell’ultimo tempo abbiamo avuto delle occasioni. Restiamo fiduciosi nonostante la sconfitta: la serie è appena iniziata». Luca Cereda, invece, le cose le vede così. «Il Bienne è una squadra forte, è favorita, e in certi frangenti abbiamo subito il suo gioco. I ragazzi ci hanno provato sino alla fine, e non sarà stata la nostra miglior uscita stagionale, ma nemmeno la peggiore. Infatti in alcune fasi siamo riusciti a essere molto pericolosi, grazie ai nostri punti forti, ma dobbiamo farlo con maggiore costanza». È mancata forse un po’ di aggressivi­tà davanti al portiere? «Adesso le partite si vincono davanti alle due porte, è sicurament­e un aspetto che possiamo migliorare in vista della seconda sfida». Cereda, però, non crede che la sua squadra abbia finito col subire l’emozione. «È un problema di costanza, l’emozione a mio parere non c’entra. E poi dobbiamo cercare le battaglie, crearle, e non aspettare che siano loro a venire da noi. Dobbiamo riconoscer­e e accettare i nostri limiti, e così avremo chance per poter vincere». E la rete della bandiera nel finale potrebbe essere un buon segnale per un Ambrì che fatica a segnare al Bienne. «È la dimostrazi­one di come noi possiamo e dobbiamo segnare delle reti. Nell’occasione abbiamo vinto dei secondi dischi e delle battaglie, anche se alla fine ovviamente ora non cambia nulla, vincere o perdere 1-0 o 10-0». In difficoltà è parsa la linea di Kubalik, Zwerger e Müller. «Ma è migliorata nell’ultimo tempo, aumentando l’intensità fisica ha cercato i duelli conquistan­dosi un maggior possesso del disco. Anche per loro non ci sono segreti, solo così riuscirann­o nuovamente a fare delle belle cose».

Brunner prova a sua volta a battere Conz, ma il giurassian­o chiude il buco

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