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Quando chiamò Benny Goodman

Intervista al trombettis­ta newyorkese Warren Vaché, stasera al Jazz Cat Club di Ascona

- L.MAR. info@jazzcatclu­b.ch.

Vaché, tra i più carismatic­i musicisti dello swing contempora­neo, si esibirà con il trombonist­a John Allred e il loro quintetto

L’hanno definito la perfetta incarnazio­ne dell’artista-gentiluomo e giramondo, il trombettis­ta Warren Vaché Jr. Musicista dotato di grande sensibilit­à artistica, noto per il suo stile impareggia­bile, modellato assorbendo le lezioni degli artisti che più l’hanno influenzat­o (su tutti Louis Armstrong, ma anche Clifford Brown e il suo maestro ‘Pee Wee’ Erwin), in 50 anni di carriera ha lavorato con musicisti del calibro di Benny Goodman, Hank Jones, Benny Carter, Gerry Mulligan, Rosemary Clooney e Jon Faddis per citarne solo alcuni, registrand­o innumerevo­li dischi, di cui quasi una quarantina a suo nome. «Ho avuto la fortuna – racconta – di essere stato giovane negli anni 60, in un periodo in cui fra Manhattan e Long Island il jazz veniva suonato ovunque. Una cosa oggi inimmagina­bile. In quegli anni erano ancora attivi moltissimi fra i musicisti che hanno scritto la storia del jazz. C’erano molti club, migliaia di persone che venivano ad ascoltarci, praticamen­te ogni sera era una festa. È stato un momento irripetibi­le. Dove mai, se non a New York in quel periodo, avrei potuto avere come maestro ‘Pee Wee’ Erwin, esibirmi a 19 anni con Vic Dickinson all’Eddie Condon’s Club, incontrare Roy Eldridge, suonare con tutti gli eroi del jazz che avevo ascoltato sin dalla mia infanzia? Allora non lo sapevo, ma quelli sono davvero stati gli anni più belli della mia vita». Il jazz, dunque, imparato rubando il mestiere ai più grandi. E ascoltando, da sempre, tantissima musica. Nato in una famiglia di musicisti (suo padre, Warren Vaché Sr., è stato un apprezzato contrabbas­sista), il giovane Warren ha assimilato dapprima i rudimenti della musica sul pianoforte di casa per poi passare alla tromba e al flicorno. Fra i suoi ricordi d’infanzia più cari c’è la magnifica collezione di 78 giri di papà. «Ascoltavo la musica sdraiato sul letto ed è lì che mi sono innamorato del jazz, di Bix, Louis Armstrong e tanti altri. Ho ascoltato quei dischi milioni di volte. E ancora oggi a sentire ‘West End Blues’ suonato da Armstrong mi commuovo». Indelebile è il ricordo dell’incontro con Benny Goodman. «Benny stava cercando un trombettis­ta e gli fui raccomanda­to da Bucky Pizzarelli e John Bunch. Un bel giorno stavo mettendo l’olio alla mia Fiat e mio padre mi chiama: “Hey, ti vogliono al telefono”. Prendo la cornetta e una voce mi dice: “Ciao sono Benny”. E

io: “Benny chi?”. Non potevo credere che Benny Goodman in persona mi chiamasse! Ed è così che è iniziata la mia avventura con Goodman, che sarebbe poi durata una decina di anni. Avevo una fifa tremenda. Figurarsi, a 21-22 anni ritrovarsi sul palco con gente come Hank Jones al piano, Slam Stewart al basso,

Zoot Zims, Benny Goodman… Ho dovuto studiare e imparare in fretta!». Da quei mitici anni le cose sono cambiate molto. La società è cambiata, la musica è cambiata, «come è ovvio che sia», sottolinea Vaché. Lui però rimane fedele al sound caldo e avvolgente dello swing e alle melodie senza tempo dell’American Songbook, «che ancora oggi hanno tanto da dare a chi solo ha voglia di ascoltare».

Warren Vaché & John Allred Quintet stasera alle 20.30 al Teatro del Gatto di Ascona. Prenotazio­ni: 078 674 45 05 o

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PEDRAZZINI ‘Non potevo credere che Benny Goodman in persona mi chiamasse’!

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