Canoni d’acqua, non si cambia
Il Nazionale con gli Stati. E il Ticino tira un sospiro di sollievo.
Canoni d’acqua: buone, anzi ottime notizie da Berna per il Ticino. Dopo il Consiglio degli Stati, anche il Nazionale ha deciso ieri – con 187 voti favorevoli e due contrari – di mantenere invariata a 110 franchi per chilowatt lordo (fr./kWl) l’aliquota massima dei canoni annui fino al 2024. Il dossier ritorna agli Stati per una divergenza minore. I cantoni, in particolare quelli di montagna, possono dunque tirare un sospiro di sollievo. In un primo tempo il Consiglio federale proponeva di ridurla a 80 fr./kWl dal 2020. I Cantoni, in particolare quelli di montagna, possono dunque tirare un sospiro di sollievo. Il progetto di revisione transitoria della legge sull’utilizzazione delle forze idriche aveva suscitato numerose critiche durante la procedura di consultazione. I Cantoni, tra cui il nostro e i Grigioni, e i Comuni avrebbero incassato 150 milioni di franchi l’anno in meno. Per questo le autorità cantonali si erano espresse a favore del mantenimento dell’attuale aliquota. Attualmente, dei 556,6 milioni che fruttano all’anno i canoni d’acqua, il Ticino ne incassa 55,1, i Grigioni 124, il Vallese 164, Uri 26, Berna 45 e Argovia 49. Nelle intenzioni originali dell’ex consigliera federale Doris Leuthard, dal 2020 il canone massimo annuo sarebbe passato dagli attuali 110 a 80 fr./kWl. Di fronte alle critiche emerse in consultazione, il governo aveva quindi abbandonato il progetto iniziale. Nel suo messaggio si è così limitato a cambiamenti minimi. Ieri una minoranza (composta da Plr, Verdi liberali e alcuni Udc) ha tentato di riproporre una riduzione a 80 fr./kWl dell’aliquota massima, ma il suo tentativo è fallito con 133 voti contro 53 e 2 astenuti. Soprattutto dai ranghi del Ppd e del Ps si è fatto valere che “l’aliquota massima dei canoni d’acqua non è una sovvenzione alle regioni di montagna, bensì il prezzo per l’utilizzazione di una risorsa sempre più preziosa”. In previsione dei futuri negoziati, il Nazionale non ha invece precisato nel progetto – come fatto dagli Stati – che il governo dovrà elaborare dal 2025 una regolamentazione che preveda una parte fissa e una parte variabile. Immutato il resto del progetto governativo. L’esecutivo prevede di esonerare dal canone annuo per i primi dieci anni le nuove centrali idroelettriche che beneficiano di un contributo d’investimento.