Controprogetto naufragato
I ‘senatori’ nemmeno sono entrati in materia sull’alternativa all’iniziativa ‘Per imprese responsabili’ Una risicata maggioranza di Plr, Ppd e Udc approva la proposta di Ruedi Noser (Plr). Prevalgono i timori per un’ondata di cause e gli effetti nefasti p
In teoria uno spiraglio resta: se il Nazionale manterrà in vita il suo controprogetto indiretto all’iniziativa popolare ‘Per imprese responsabili’, la palla passerà di nuovo ai ‘senatori’. Ma dopo il dibattito di ieri, non si vede come in pochi mesi il Consiglio degli Stati possa tornare sulla decisione presa: no (scontato) all’iniziativa (25 voti a 14 e 3 astenuti) e niente controprogetto (l’entrata in materia è stata bocciata per 22 voti a 20, contro il parere della commissione preparatoria). Tradotto: non ci dev’essere alcuna norma legale che possa essere invocata per chiamare le grandi imprese con sede in Svizzera a rispondere davanti a un tribunale elvetico delle violazioni dei diritti umani e delle norme ambientali commesse dalle loro filiali all’estero. Proprio questo voleva la Camera del popolo: creare una base legale, in modo da spingere i promotori dell’iniziativa a ritirare il loro testo, rinunciando – come si erano detti pronti a fare se il controprogetto del Nazionale non fosse stato modificato in maniera sostanziale – a una modifica costituzionale la cui applicazione richiederebbe tempi lunghi. Ma il timore di un’ondata di cause e di nuocere all’attrattiva della piazza economica ha spinto ieri una maggioranza dei ‘senatori’ a respingere una versione persino più blanda di un controprogetto che neppure il Consiglio federale ha voluto. Anzi: a nemmeno voler entrare nel merito della controproposta, nei confronti della quale l’ex consigliere agli Stati Dick Marty aveva lasciato aperta una porticina (cfr. ‘laRegione’ dell’8 marzo). È stato Ruedi Noser (Plr/Zh) a invitare il plenum a non entrare in materia. A suo parere le disposizioni previste sono eccessive e costituiscono una minaccia per gli affari e la reputazione delle imprese svizzere. Il controprogetto è figlio di una paura che non ha ragione d’essere: Noser è «convinto» che la popolazione dirà ‘no’ a quest’iniziativa «dannosa». Anche per Beat Vonlanthen (Ppd) «la paura è catti-
Noser (Plr, sopra) e Cramer (Verdi) faccia a faccia
va consigliera». Il friburghese, a lungo a favore di un controprogetto, è giunto alla conclusione che questo spianerebbe la strada a «un’ondata incontrollata di cause» e a «processi sensazione» contro imprese svizzere, la cui concorrenzialità sarebbe così messa a repentaglio. È inutile elaborare leggi per «poche pecore nere». Quelle attuali bastano e avanzano: «Non c’è bisogno di prendere in ostaggio un’intera economia», ha aggiunto. La sinistra e un paio di ‘senatori’ popolari-democratici (Anne Seydoux-Christe, Stefan Engler; Filippo Lombardi ha votato per l’entrata in materia) hanno tentato invano di contrastare gli allarmi lanciati dai ranghi del Plr (assente Fabio Abate) e dello stesso Ppd. In particolare, hanno negato che il controprogetto, se accolto, possa sfociare in una valanga di
denunce. Daniel Jositsch (Ps) ha puntualizzato: in gioco non vi è ‘l’economia’, ma grosse imprese straniere. Lo zurighese ha poi evocato le difficoltà che dovrebbero superare le Ong per promuovere una causa in Svizzera contro una multinazionale che può mettere in campo decine di avvocati. Sia Jositsch che Robert Cramer (Verdi/Ge) hanno quindi ricordato che aziende come Richemont e Caterpillar ci hanno chiesto di legiferare, proprio perché favorevoli ad avere regole chiare in materia. Solo Economiesuisse, per cecità ideologica, nicchia. La consigliera federale Karin Keller-Sutter invece ha difeso la via scelta dal governo: quella dell’autoregolamentazione. Anche perché le misure discusse, ha aggiunto, non sono state ancora definite sul piano internazionale.