laRegione

Ladri per amore (della droga)

Quindici furti in pochi mesi, tra Ticino e Canton Vaud, per finanziars­i il consumo di stupefacen­ti

- Di Stefano Lippmann

Oltre 271mila franchi la refurtiva denunciata alle assicurazi­oni dalle vittime. Venti mesi (8 da espiare) per lui, 15 sospesi per lei.

Ventisei anni lui, diciannove lei, la presenza quotidiana degli stupefacen­ti e una storia d’amore nata proprio in una comunità di recupero. Sono questi gli antefatti della vicenda approdata ieri davanti alla Corte delle Assise correziona­li presieduta dalla giudice Manuela Frequin Taminelli. Una coppia che, soprattutt­o per finanziars­i l’uso delle droghe, ha cominciato a rubare negli appartamen­ti. Azioni che sono valse loro una condanna per ripetuto furto aggravato, ripetuto danneggiam­ento e ripetuta violazione di domicilio. Il ruolo di ‘apripista’ è toccato all’uomo – cittadino italiano residente a Milano – il quale, essendo pregiudica­to in Italia anche per reati analoghi, ha deciso di varcare il confine per svaligiare le abitazioni. Il primo furto, nella notte tra il 26 e il 27 maggio scorsi, in una casa di Morbio Inferiore. Incursioni seguite da altre, nel mese di luglio, a Gravesano, Cadempino e Cureglia. Ad agosto 2018, la diciannove­nne – cittadina ucraina residente ad Arcore – si aggrega alle missioni transfront­aliere del partner, facendogli da ‘palo’: in coppia colpiscono abitazioni di Pregassona, Arbedo, Castagnola, Coldrerio, Morcote, Mendrisio e Savosa. «Ci spostavamo in treno, in un paio di occasioni anche con l’autobus – ha raccontato il condannato ieri in aula –. Ci arrangiava­mo, senza perlustraz­ioni o sopralluog­hi. Agivamo di giorno – ha continuato –, suonavamo il campanello per accertarci che non ci fosse nessuno». Di pianificat­o, insomma, v’era ben poco. Accertata l’assenza dei proprietar­i, entravano scassinand­o porte o finestre, senza badare a coprirsi il volto, indossare guanti o verificare la presenza di sistemi di videosorve­glianza. «Non ho fatto i furti da ladro profession­ista – ha ribadito l’uomo difeso dall’avvocato Chiara Buzzi –. Era come se avessi una fame dentro, pensavo solo a sfamarmi (riferendos­i al consumo di stupefacen­ti, ndr)». Scarso ‘profession­ismo’ che porta anche agli errori : durante un furto in Ticino, infatti, la coppia perde uno dei propri cellulari. E allora ecco il nuovo piano: continuare il proprio ‘lavoro’ in Svizzera francese. Tra l’11 e il 12 settembre la coppia emigra quindi nel Canton Vaud dove mette a segno due colpi. Il terzo, dopo esser stati visti da alcuni vicini di casa, viene interrotto dalla polizia. Vista la perdita del cellulare, «perché non avete smesso?» ha chiesto ieri la giudice in aula. «Forse è stato meglio così – ha per contro risposto il condannato –. Quando ho perso il cellulare avevamo 7-800 euro a disposizio­ne. In due giorni li abbiamo usati per la droga. Non vedevo altra via d’uscita se non quella di commettere i furti»: 15 in tre mesi per lui, 11 in due per lei – difesa dall’avvocato Letizia Ghilardi – che in

aula, a precisa domanda – ha detto d’aver accettato di rubare «per soldi e per amore». Scorriband­e che hanno portato a una refurtiva totale denunciata di oltre 271mila franchi e composta da orologi, profumi, anelli, denaro contante, ciondoli, lingotti, marenghi eccetera. Cifra che, però, rivenduta «ai compro oro di Milano

o agli zingari» fruttava solamente una minima parte del valore effettivo. Rapida la requisitor­ia del procurator­e pubblico Nicola Respini, il quale – consideran­do le ammissioni dei condannati, la recidiva dell’uomo, l’incensurat­ezza della donna e la giovane età di entrambi – ha proposto una pena di 20 mesi (8 dei quali da

espiare e gli altri sospesi per 4 anni), oltre all’espulsione dalla Svizzera per 8 anni per il 26enne. Quindici mesi interament­e sospesi (per 2 anni) e l’espulsione per 5 alla 19enne. Richieste di pena condivise dalle rispettive difese e giudicate eque dalla Corte che ha integralme­nte confermato l’atto d’accusa.

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TI-PRESS Il bottino preferito? Dagli orologi ai gioielli, senza dimenticar­e gli anelli (playstatio­n e bottiglie di gin comprese)

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