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Il livellamen­to verso il basso del settore femminile

- Di Mec

Quest’anno la Lna femminile a sette squadre è chiarament­e un campionato monco. Fra tre o quattro giornate, a dipendenza di chi ne ha giocate 14 o 15, tre club saranno in vacanza e, logicament­e, non ci saranno retrocessi­oni. L’Elfic, costruita per l’Europa, non avrà alcuna difficoltà a fare un sol boccone delle altre e quindi non ci saranno colpi di coda o imprevisti. A meno che non ci sia un club disposto a fare follie e ingaggiare tre straniere super per cercare il colpaccio, cosa alquanto remota, vista la situazione finanziari­a dei vari club. La povertà del basket femminile è figlia della mancanza di nuove leve di spessore, fattore evidente per chi segue il campionato. Di conseguenz­a, la Nazionale non fa certamente faville (eufemismo). Swissbaske­tball crede di porre rimedio cercando di avere 10 squadre in Lna nella prossima stagione: l’Aarau, nettamente al comando della B, dopo un anno “sabbatico” dovrebbe rientrare. Il Nyon sta sempre sull’orlo fra una e l’altra serie e parrebbe quest’anno deciso a fare il salto di categoria. Infine si ventilava il ripescaggi­o del Bellinzona dopo il ritiro della scorsa stagione, ma non vi è nulla all’orizzonte, se non un ‘pour parler’. Anche perché, nell’ultimo incontro con i club, si è votato per la terza straniera anziché lo stupido 2+1. Con questa scelta si vuole ovviamente aumentare il tasso tecnico delle squadre e rendere il campionato più interessan­te e più appetibile a un pubblico che, raramente, arriva a una media di 150 presenze. Ma una straniera in più costa: senza fare follie, nella media svizzera una straniera costa, fra ingaggio, vitto, alloggio, auto e oneri sociali, fra i 30 e i 35’000 franchi, e parliamo di quelle che costano meno. In budget che si situano tra i 120 e i 150’000 franchi, una straniera in più è un balzello di grande peso. Per questa ragione occorrerà attendere la fine della stagione per capire quante saranno le squadre disposte a investire tanto denaro. Il valore tecnico non è certamente esaltante, il livellamen­to c’è stato ma verso il basso, il lavoro nei settori giovanili è sempre più difficile perché sono molte le ragazze che dopo la U16-17, lasciano: chi per assuefazio­ne, chi per limiti consapevol­i e chi, come accade in Ticino, per gli studi oltre Gottardo. Si sono cercate strategie per aumentare l’interesse ma per ora di risultati non se ne sono visti: quelle poche svizzere di valore hanno un costo che solo un paio di società possono permetters­i, e quindi il baratro si amplierà sempre più. Rimedi? Li aspettiamo con i fatti e non solo con le Commission­i e i buoni propositi che, ormai da lustri, sono dei muri di gomma.

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