Adeguarsi per stare al passo
Stefan Marini, tecnico della Nazionale rossocrociata Under 17: ‘I risultati attraverso la crescita dei ragazzi’
Risultati sportivi e crescita del calciatore: sono questi i due piani sui quali le selezioni nazionali giovanili rossocrociate si devono muovere. Maggiore diventa l’età, più l’ago della bilancia si sposta verso i risultati, posto che al centro resta comunque la formazione dei ragazzi, con il fine ultimo di farne dei giocatori della Nazionale maggiore. Nella Svizzera U17 che a Tenero prepara la poule di qualificazione alla fase finale degli Europei di categoria (18-28 marzo in Danimarca, contro Inghilterra, Danimarca e Croazia), i risultati sportivi cominciano ad avere una certa importanza, anche se tra le priorità resta pur sempre lo sviluppo del giovane come calciatore. «A livello di U15 e di U16 – conferma il tecnico dei giovani rossocrociati Stefan Marini – la priorità è data alla crescita del giocatore. Nella U17, per contro, c’è già vera competizione. Vogliamo i risultati, vogliamo la qualificazione, pur restando molto attenti allo sviluppo dei ragazzi. Il fine ultimo è la Nazionale maggiore. Gli esempi di chi ce l’ha fatta (uno su tutti, Akanji) non mancano, ma lavoriamo affinché dalle selezioni giovanili escano sempre più calciatori in grado di fare il salto di qualità».
Nuova filosofia di formazione
Nelle scorse stagioni la Svizzera ha perso un po’ di terreno, a livello giovanile. Per molti anni è stata un punto di riferimento, a livello internazionale. Ma i risultati, ora, si fanno attendere... «Le altre federazioni hanno recuperato un po’ di terreno. Inizialmente, a livello di strutture per la formazione eravamo all’avanguardia, ma ora sono molti i Paesi che hanno investito tanto e sono un passo avanti, l’Inghilterra su tutti. Anche le nazioni piccole hanno investito tanto nella formazione, e in moderni centri d’allenamento. Noi dobbiamo ora mantenerci aggiornati e sviluppare strutture e concetti che abbiamo elaborato a inizio Anni 90 e chiedono di essere adeguati in base alle nuove esigenze della disciplina. La Svizzera si mantiene comunque a un buon livello». Cosa viene fatto per stare al passo con i tempi? «Un anno fa abbiamo introdotto una nuova filosofia di formazione. Prevede anche una relazione stretta con il calcio a livello Footeco (13 e 14 anni, ndr), per introdurre e sviluppare nuovi concetti di lavoro. Siamo sulla buona strada». Qual è la difficoltà principale riscontrata nella formazione dei giovani talenti? «La distanza che separa una Under 18 dalla prima squadra. Il passaggio dall’U18 attraverso la U21 è sovente un problema. Giocatori già nel giro delle prime squadre ci sono, ma ci sono anche dei nazionali U19 che non giocano neppure in Prima Lega, e questo è pericoloso. Non ci sono colpe specifiche da attribuire, né ai ragazzi, né ai club. Si tratta di lavorare bene nelle strutture preposte, per mettere i talenti nelle condizioni di giocare al livello più alto possibile, favorendo la loro crescita». Con quale atteggiamento i suoi ragazzi rispondono alla convocazione? «Con gioia. È una dimensione diversa, forse si sottraggono per un attimo alla pressione esercitata dal club, ma sanno bene che anche noi ci aspettiamo tanto da loro, in Nazionale. Si ritrovano con piacere, possono confrontarsi. La Nazionale è una parte importante della formazione di un giovane calciatore».
C’è uno scambio proficuo con gli allenatori dei club dai quali i ragazzi provengono? «Con i ‘talent manager’ delle società c’è uno scambio proficuo, così come con gli allenatori delle squadre giovanili. Ci scambiamo telefonate, opinioni, mi tengo al corrente sull’attività che svolgono nel club. Gli stessi coach si fanno avanti, si interessano a quello
che facciamo in Nazionale». Quale livello ha già raggiunto questa selezione U17? «Ero già con questi ragazzi nella Under 15, con cui abbiamo ottenuto ottimi risultati. Poi la squadra è passata nelle mani di Mauro Lustrinelli (quando è diventata U16, ndr), e ha continuato a fare bene. Ora l’ho ripresa io. Nelle prequalificazioni abbiamo avuto
qualche problema. Abbiamo vinto la prima partita in maniera chiara, ma poi abbiamo perso contro il Kosovo e ci siamo ritrovati sotto pressione. Ci siamo ripresi e abbiamo passato il turno. È un gruppo con qualità, che però deve credere di più nelle proprie capacità. Se farà questo salto a livello mentale, può raggiungere traguardi importanti».