Appello finale alla politica
Ho avuto di recente l’opportunità di sentire una relazione di Sonia Seneviratne, professoressa di climatologia all’Eth di Zurigo e membro del Giec (gruppo di esperti intergovernativi sull’evoluzione del clima) coautrice, in- sieme ad altri, di un recente rapporto www.ipcc.ch/sr15. In fondo il suo intervento non ha fatto altro che confermare quanto ognuno di noi dovrebbe già sapere. Ma sapere senza agire è come non sapere, e forse questo a tanti sta bene: in realtà chi sa e non agisce è corresponsabile. I dati non sono più confutabili, sono basati sull’evidenza. Nessun medico sarebbe sorpreso se un paziente si sentisse preoccupato per un rialzo della sua temperatura a 38°C, soprattutto se questo fosse in maniera durevole. Le Giec ci dice che la temperatura del globo aumenterà di 3-4°C entro la fine del secolo se non metteremo in atto immediatamente delle misure concrete. In Svizzera nell’ultimo secolo si è riscontrato un aumento di 2°, due volte più elevato che la media globale. Un record! La diagnosi è chiara, chiare le cause con evidenza scientifica, chiara la prognosi se non facciamo nulla. Sempre in Svizzera innumerevoli associazioni e gruppi sono attivi per raccogliere questo appello, per sensibilizzare l’opinione pubblica e fare qualcosa di concreto per rallentare il surriscaldamento climatico che, ricordiamolo, dipende praticamente al 100% da attività umane. Ho però l’impressione che non si coordino tra di loro con il rischio di disperdere idee ed energia. Leggiamo e sentiamo quotidianamente dell’avvicinarsi di questa “catastrofe”, con tutte le conseguenze che ciò comporta, ma a livello di azioni concrete, per evitarla, si fa poco. Dalla scomparsa di diverse specie animali e vegetali, importanti per l’ecosistema, all’innalzamento dei livelli dei mari, con inondazioni, dalla carestia (con aumento vertiginoso dei migranti), ai danni diretti sulla salute (aumentata mortalità e rischio di malattie): la lista delle conseguenze per l’umanità è lunga. Preoccupa poi molto l’angoscia climatica che sta contagiando, con conseguenze facilmente immaginabili, tante persone ma in modo particolare i giovani. È emblematico a questo proposito l’esempio di Greta Thunberg, che sta trasformando la sua angoscia in un grido d’allarme senza precedenti e che mobiliterà centinaia di migliaia di giovani oggi, 15 marzo. Sarà un giorno che rimarrà una pietra miliare per quanto riguarda la sensibilizzazione sui problemi climatici – si spera in una vera epidemia di consenso. Un contagio che per una volta potrà essere visto come qualcosa di salutare, poiché tutti quelli che ci saranno resteranno fidelizzati alla causa e spero, anzi ne sono convinto, potranno amplificare la preoccupazione. Da quel giorno, al più tardi, ci si dovrà rendere conto di quali politici abbiamo bisogno sia a livello cantonale sia – in ottobre – a livello nazionale.
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