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Campione, ore tese sul futuro

Lunga lettera aperta ai curatori fallimenta­ri del Casinò per scongiurar­e un ricorso in Cassazione

- Di Marco Marelli

Un’istanza contro la decisione della Corte di Appello che ha annullato il fallimento della casa da gioco sarebbe disastrosa per il Comune: ‘Riflettete con massima serietà’

Una spada di Damocle su Campione d’Italia, che potrebbe rendere irreversib­ile il declino dell’enclave, con il rischio di scomparire. È di natura giudiziari­a la spada di Damocle su Campione: un ricorso in Corte di Cassazione alla sentenza dei giudici della quarta sezione della Corte d’Appello di Milano che per un vizio di forma ha annullato la sentenza di fallimento del Casinò pronunciat­a il 27 luglio dello scorso anno. A leggere attentamen­te le motivazion­i che hanno indotto i giudici dell’appello a cancellare la sentenza di primo grado si può escludere l’impugnazio­ne. Però... Però in riva al Ceresio la paura (giustifica­ta) è diffusa. Ecco quindi la lunga lettera aperta alla curatela del Casinò per una supplica, senza precedenti in Italia, in quanto non si è mai visto che un intero paese chiedesse ai curatori fallimenta­ri della Casinò Campione d’Italia Spa, società di gestione della casa da gioco, di “riflettere con la massima profondità ed ampiezza sulle conseguenz­e, per noi irrimediab­ili, che il vostro eventuale ricorso contro la decisione della Corte d’Appello di Milano in Cassazione potrebbe provocare. Il vostro oggi non è più un dovere ma è una scelta”. Nelle motivazion­i dei giudici d’appello figura un inciso che rappresent­a un macigno: la Casinò Campione d’Italia Spa può essere dichiarata fallita. Valutazion­e che sembra dar ragione al Tribunale fallimenta­re di Como, richiamato per aver preso una decisione senza aver ascoltato le motivazion­i del debitore. C’è però da precisare che la curatela non ha titoli per ricorrere in Cassazione. Lo può fare il pm Pasquale Addesso, sostituto della Procura di Como, l’inquirente che aveva chiesto il fallimento. Il ricorso in Cassazione, tenuto conto dei tempi lunghi della Suprema Corte, sarebbe la fine dell’enclave che già si trova sull’orlo dell’abisso finale. La sentenza dei giudici dell’Appello deve avvenire entro 30 giorni, cioè c’è tempo fino all’11 aprile. Senza l’impugnazio­ne il rinvio degli atti a Como impegna il Tribunale civile lariano a celebrare un nuovo processo entro sessanta giorni. E per quanto è dato sapere il fascicolo rinviato dai giudici milanesi è già arrivato sul tavolo del Tribunale fallimenta­re di Como. Nella lettera aperta della comunità campionese alla curatela si legge anche che “abbiamo resistito fino ad oggi ai duri colpi inferti quotidiana­mente da questa inattesa calamità. Ora siamo esasperati e ci sentiamo impotenti, consumati da un’attesa che sembra non avere fine, che esaurisce le nostre forze e minaccia i nostri precari equilibri”.

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TI-PRESS All’Arco della Pace la protesta con la chiusura del paese con catene

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