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Un ‘Allah’ di troppo a Utrecht

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Amsterdam – Troppo vaghi gli imprecisat­i “motivi familiari” per la sparatoria di lunedì a Utrecht, costata la vita a tre persone. La pista dell’attacco terroristi­co è tornata infatti a essere seguita dagli inquirenti olandesi, in particolar­e per due ragioni: il fatto che non sia stato riscontrat­o alcun legame tra le vittime e l’autore della strage – Gokmen Tanis, 37 anni, di origini turche con diversi precedenti penali –; e un biglietto trovato nella Clio rossa ritenuta l’auto con cui l’uomo si sarebbe dato alla fuga. Gli inquirenti non hanno ancora fatto alcun riferiment­o al contenuto del biglietto, ma la donna che aveva segnalato la presenza dell’auto alla polizia ha raccontato al quotidiano Algemeen Dagblad di aver visto il messaggio “con la parola Allah scritta a caratteri cubitali”. Mentre secondo altri media, vi sarebbe stato scritto “Ho agito in nome di Allah”. Fino a ieri sera, in ogni caso, l’attacco sul tram non era stato rivendicat­o. I giornali hanno anche scritto di un legame tra il fratello di Tanis e un gruppo estremista islamico turco. Altri due uomini sono stati arrestati nell’ambito delle indagini, ma non è ancora chiaro quale sia il loro coinvolgim­ento. Sotto processo per uno stupro commesso nel luglio del 2017, Tanis era stato arrestato a gennaio per aver violato le condizioni della sua libertà vigilata e poi di nuovo scarcerato il primo marzo in attesa di giudizio. Ma non appena uscito dalla prigione, nel giro di pochi giorni, è stato di nuovo arrestato e condannato in primo grado per taccheggio e rapina a mano armata, poi lasciato di nuovo libero in vista dell’appello. Abbastanza per scatenare la polemica, cavalcata dalla destra xenofoba: Geert Wilders ha chiesto le dimissioni del ministro della Giustizia, per il fatto che Tanis fosse uscito dal carcere nonostante sotto processo.

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KEYSTONE Le indagini

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