Theresa May chiede ancora tempo
Londra – Il tempo che Bruxelles concederà al Regno Unito per uscire dall’Unione europea non è garantito. Per derogare alla data del 29 marzo – quando, in assenza di un accordo su una Brexit concordata, Londra dovrà andarsene senza garanzie – i negoziatori europei hanno posto una serie di condizioni, prima fra tutte l’indicazione di “ragioni e obiettivi chiari” da Theresa May. Ma l’ordalia della first minister britannica non sembra avare fine. Governo e parlamento sono divisi tra loro e al loro interno, mentre May potrebbe avere anche perso la chance di chiedere un terzo voto ai Comuni sull’accordo già raggiunto con Bruxelles. È stato John Bercow a mettersi di traverso: lo speaker dei Comuni – richiamandosi a una prassi in vigore dall’inizio del 1600 a Westminster – ha spiegato di aver consentito il secondo voto di ratifica la settimana scorsa (dopo la prima bocciatura di gennaio) considerando sostanziali le modifiche apportate. E ha di conseguenza chiarito di non essere disposto a permettere un terzo voto se la mozione del governo non conterrà a sua volta modifiche “sostanziali e non formali”. Per May è stato uno sgambetto disastroso. Un bel regalo invece per le opposizioni e la frangia Tory che hanno però chiesto di escludere un nuovo voto anche sugli emendamenti già bocciati in favore di un secondo referendum sulla Brexit o sulla possibilità che il parlamento prenda il controllo del negoziato. May ha annunciato l’invio di una lettera al presidente Donald Tusk per far sapere se non altro la durata dell’estensione richiesta. L’ipotesi preferita resta quella di uno slittamento “tecnico” fino al 30 giugno e senza partecipazione britannica alle prossime euro-elezioni. Opzione collegata tuttavia alla possibilità del governo di ripresentare l’accordo già bocciato pesantemente in parlamento: una prospettiva slittata ormai a meno di sorprese alla settimana prossima, dopo il Consiglio europeo del 20 e 21. Mentre la soluzione di un rinvio a più lungo termine – fino a due anni – dovrebbe essere ancorata a una strategia nuova e radicalmente diversa. Che non c’è.