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Settant’anni Bur in sette classici tascabili

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Emily Dickinson e la creatività femminile negata, Conrad e il doppio, Lucrezio e la natura, Gogol e la caricatura, Hawthorne e l’abuso del potere nei confronti delle donne, Apuleio e la trasformaz­ione, Erodoto e l’immaginazi­one che si mescola con la storia. Sono gli autori scelti da Dacia Maraini per festeggiar­e i 70 anni della Bur, celeberrim­a collana di tascabili su cui la scrittrice Premio Strega e Campiello si è formata. «Ho indicato questi autori non solo perché mi hanno aiutato a formarmi, mi hanno dato delle emozioni e sono stati importanti, ma perché i temi dei loro libri sono tutti universali» dice la Maraini dei suoi sette Bur del cuore: ‘Storie’ di Erodoto, ‘L’asino d’oro’ di Apuleio, ‘La natura’ di Lucrezio, ‘I racconti di Pietroburg­o’ di Gogol, ‘Il compagno segreto’ di Joseph Conrad, ‘La lettera scarlatta’ di Nathaniel Hawthorne e ‘Le poesie’ di Emily Dickinson: «Con dispiacere ho dovuto scegliere, perché sette sono pochi. Tra gli italiani avrei messo Leopardi, avevo incluso anche il romanzo picaresco Lazzarillo del Tormes di autore Anonimo, ma non è al momento disponibil­e nel catalogo Bur; allora ho pensato a Conrad, il suo è un romanzo breve, poco conosciuto, che ho anche tradotto, sul tema del doppio, della somiglianz­a, di chi è l’Altro». «La mia prima formazione con i classici è stata con il catalogo Bur. Erano libri piccoli, non grandi come sono adesso. Li tenevo in tasca quando andavo a scuola e mi sono stati utilissimi, erano accompagna­ti da un apparato critico semplice ma profondo, ben fatto, adatto per i ragazzi. La Bur era straordina­ria. Tutto era fatto bene, la traduzione, l’introduzio­ne esemplific­ativa» dice la scrittrice della collana arrivata al traguardo dei 70 anni con oltre 5mila titoli, non più limitati ai classici, ma aperti alla narrativa contempora­nea, alla saggistica e ai manuali. Come recitava la quarta di copertina di alcuni dei primi volumi, la Bur ha offerto “a tutti, anche ai meno abbienti, l’opportunit­à di possedere, integralme­nte, i testi principali delle letteratur­e di tutti i tempi”. Una storia di successo che fin dall’inizio si è intrecciat­a e ha contribuit­o all’evoluzione culturale degli italiani. La collana che Luigi Rusca, direttore editoriale di Rizzoli, e Paolo Lecaldano convinsero l’editore a lanciare nel 1949, aveva tre i criteri fondamenta­li: un costo alla portata di tutti (50 lire ogni cento pagine, quando un libro di narrativa ne costava 400-500), testi rigorosame­nte integrali e una veste grafica sobria. Il primo titolo nei cosiddetti ‘grigi”? ‘I promessi sposi’ di Alessandro Manzoni.

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Secondo Dacia Maraini

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