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Tra gli applausi, ma è finita

L’Ambrì ci prova, ma per l’ennesima volta è costretto alla resa a Bienne, dove non vince più dal 2015. Tutta colpa di Robbie Earl.

- Dall’inviato Christian Solari

L’Ambrì s’inchina 2-1 anche in gara 5 a Bienne e saluta i playoff (4-1 nella serie dei quarti), chiudendo una stagione comunque molto positiva. A Lugano invece il club dà il benservito ad Ireland.

Bienne – È un confine davvero sottile quello tra vittorie e insuccessi. Stavolta la differenza la fa un disco malamente perso all’entrata della zona neutra, nonostante capiti appena al 7’27’’ del periodo centrale. Al tirar delle somme, infatti, basterà quell’appoggio nel vuoto per permettere alla superlinea del Bienne di inventarsi la rete che segnerà il destino della partita e della serie. Questo nonostante i biancoblù siano encomiabil­i una volta di più, specialmen­te per il lavoro fisico in una partita che pare oltretutto nascere sotto una buona stella, dopo il fulmineo vantaggio di Trisconi sostanzial­mente grazie al primo puck giocato in attacco dai biancoblù. Invece, alle 22.15 passate il risultato non è senz’altro quello che si auguravano Dominik Kubalik e i suoi compagni d’avventura. I quali, fatti due conti, finiscono sempliceme­nte col pagare a caro prezzo le difficoltà offensive incontrate in un quarto di finale in cui hanno saputo battere Jonas Hiller più di due volte in una sola occasione (cioè 3, in gara 3), totalizzan­do per il resto appena nove gol nelle restanti quattro sfide. Da questo punto di vista, stavolta il loro miglior momento i biancoblù sembrano averlo nelle fasi introdutti­ve, siccome neppure un minuto dopo il gol di Trisconi, Novotny da due passi manca un gol che (chissà?)

avrebbe potuto anche dar vita a tutta un’altra partita. E, invece, poco più tardi sarà un numero di Damien Brunner nello slot ticinese a lanciare definitiva­mente la serata. Al di là dei singoli episodi – e sul fronte leventines­e, tra i più importanti ci sono senz’altro il backhand di Novotny che accarezza

il palo al 32’, come pure il tiro a botta sicura di Kubalik, sventato d’istinto da Hiller al 50’ –, l’Ambrì cerca sì nuovamente di mettere il maggior numero di dischi sulla porta, ma spesso si deve accontenta­re di farlo da lontano. Con il Bienne che, lanciandos­i praticamen­te su ogni disco, gli complica ulteriorme­nte un compito già non facile. Non soltanto perché la squadra di Törmänen oltre che tecnicamen­te più abile è pure più quadrata, bensì perché ieri i biancoblù per vincere la loro scommessa avrebbero nuovamente lottato con il loro passato. E se sabato la prima l’avevano vinta, superando infine il Bienne all’ottavo tentativo dopo le sette precedenti sconfitte in stagione, per portare la serie a gara 6, domani sera, nell’occasione avrebbero dovuto porre fine alla maledizion­e della Tissot Arena, dove l’Ambrì Piotta non vince più addirittur­a dal dicembre del 2015. E, purtroppo, anche stavolta è così che va a finire.

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KEYSTONE Non ci sarà una gara 6: in semifinale ci vanno Earl e compagni

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