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Per le criptovalu­te regole più chiare

Adeguare gli strumenti legali dell’autorità giudiziari­a alle criptovalu­te

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Il Consiglio nazionale ha accolto la mozione del deputato Giovanni Merlini che chiede di adeguare gli strumenti in mano all’autorità giudiziari­a per evitare gli abusi.

È quanto chiede una mozione di Giovanni Merlini accolta dal Consiglio nazionale. Per il parlamenta­re ticinese bisogna evitare il rischio di riciclaggi­o.

Gli strumenti procedural­i delle autorità giudiziari­e e amministra­tive devono essere adeguati anche alle criptovalu­te e non soltanto alle cose, ai crediti, ai diritti e ai dati informatic­i. Ne è convinto il Consiglio nazionale che ieri ha approvato – con 99 voti contro 83 e 10 astenuti – una mozione in tal senso del consiglier­e nazionale Giovanni Merlini (Plr). Stando al testo del parlamenta­re ticinese, il Consiglio federale è incaricato di presentare un disegno di legge per l’adeguament­o delle normative, affinché esse siano applicabil­i anche alle criptomone­te. Per Merlini, è opportuno individuar­e le lacune del sistema di protezione contro gli abusi e mettere a disposizio­ne delle autorità strumenti necessari per far fronte alla diffusione delle valute elettronic­he. Merlini mette inoltre in guardia dall’anonimato di gran parte di queste monete, il che facilita le estorsioni informatic­he e il riciclaggi­o. Per questo, a suo avviso, bisognereb­be valutare la possibilit­à di equiparare i responsabi­li delle piattaform­e di scambio delle criptovalu­te agli intermedia­ri finanziari e di assoggetta­rli alla vigilanza diretta

della Finma. Il governo proponeva invece di respingere la mozione. Secondo il ministro delle Finanze Ueli Maurer, il Consiglio federale ha già previsto di studiare in modo approfondi­to la regolament­azione delle criptomone­te, quali i bitcoin, coinvolgen­do anche i settori e gli attori interessat­i. Ma la maggioranz­a

del plenum non lo ha seguito e ha preferito approvare il testo. La Finma, in qualità di autorità di vigilanza sui mercati finanziari, è intervenut­a a più riprese sul tema delle criptovalu­te. Per quanto riguarda le Ico (Initial coin offering), oltre un anno fa (il 16 febbraio 2018) ha diffuso una guida pratica destinata soprattutt­o agli investitor­i essendoci di fatto molti punti di contatto tra le Ico e il diritto vigente in materia di mercati finanziari. In particolar­e, pur non essendoci né una giurisprud­enza consolidat­a né una dottrina giuridica univoca, la Finma ha suddiviso i ‘token’ (il gettone elettronic­o identifica­tivo della criptovalu­ta, ndr) in diverse categorie: di pagamento, di utilizzo e di investimen­to. Mentre il primo e il secondo, come si intuisce, sono più simili a una ‘moneta’ per lo scambio di beni e servizi, la terza categoria è paragonabi­le a un valore patrimonia­le e può rappresent­are, in particolar­e, un credito ai sensi del diritto delle obbligazio­ni nei confronti dell’emittente oppure un diritto sociale ai sensi del diritto societario. Secondo la funzione economica del ‘token’ e secondo la prassi della Finma, quindi, una criptovalu­ta può essere simile a una moneta, a un’azione, a un’obbligazio­ne o a uno strumento finanziari­o derivato. Al di là delle direttive della Finma, non esiste però al momento una legislazio­ne chiara sul tema criptovalu­te. Per questa ragione la mozione di Giovanni Merlini, se accettata anche dal Consiglio degli Stati, è benvenuta perché costringer­ebbe il Consiglio federale a proporre regole che porterebbe­ro ordine in un settore – quello legato alla tecnologia blockchain – che ha conosciuto una rapida crescita non sempre ben compresa da chi è attirato da promesse di facili guadagni.

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TI-PRESS Nell’ultimo anno il bitcoin ha perso l’80% del suo valore

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