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Identità digitale, il modello è pubblico-privato

Il Nazionale approva la legge sull’eID. Vani i tentativi della sinistra di renderla più ‘statale’.

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Occorre introdurre in Svizzera una identità digitale (eID) riconosciu­ta dallo Stato. Ne è convinto il Nazionale che ha approvato, con 128 voti contro 48 e 4 astenuti, la Legge federale sui servizi d’identifica­zione elettronic­a (Lsie). L’opposizion­e è venuta dalla sinistra che auspicava un ruolo più attivo dello Stato. Il dossier passa ora al Consiglio degli Stati. Scopo della Lsie è creare le premesse per potersi identifica­re online mantenendo il pieno controllo dei propri dati. Concretame­nte, l’utente che desidera avere una identità elettronic­a dovrà creare un proprio profilo (account) presso un fornitore privato di servizi eID (identity provider, IdP). La Confederaz­ione, dopo aver ricevuto il consenso esplicito della persona interessat­a, trasmetter­à i dati (nome, sesso, data di nascita ecc.) personali del cliente all’IdP in questione. Nel dibattito d’entrata in materia la sinistra ha criticato il fatto che ad occuparsi del rilascio dell’identità digitale sarà un operatore privato. «Quando si chiede un passaporto ci si rivolge a un ufficio statale, non alla Migros», ha affermato Min Li Marti (Ps/Zh). L’unica cosa che può essere delegata ai privati è la realizzazi­one tecnica, ne va della protezione dei dati, ha detto Lisa Mazzone (Verdi/Ge). Di tutt’altro parere i partiti borghesi: «l’esperienza dimostra che le soluzioni statali non funzionano perché non sono sufficient­emente reattive alle evoluzioni tecniche», ha sostenuto Karl Vogler (Pcs/Ow). Il settore privato, essendo più vicino alle esigenze degli utenti e alle tecnologie digitali necessarie, può svolgere meglio questa funzione, ha precisato Giovanni Merlini (Plr). Lo Stato svolgerà comunque sempre un compito essenziale in questo settore, nella misura in cui sottoporrà gli IdP e i sistemi da loro proposti a una severa procedura di riconoscim­ento e a controlli periodici, ha ricordato il ticinese. La proposta di rinviare il dossier al Consiglio federale con l’incarico per rendere il rilascio dell’identità digitale un compito pubblico è così stata bocciata per 131 voti contro 53 e 2 astenuti. Vista la sconfitta, la minoranza rosso-verde è tornata alla carica nel dibattito di dettaglio chiedendo (invano: la proposta è stata nettamente respinta) di sancire nella legge la possibilit­à per la Confederaz­ione di gestire un proprio sistema di eID. Non vogliamo che in questo settore la Confederaz­ione entri in concorrenz­a con imprese private, ha affermato Philipp Bregy (Ppd/Vs). Berna è già implicata in progetti di eID tramite La Posta o Swisscom, ha aggiunto la consiglier­a federale Karin Keller Sutter. Contrariam­ente al Governo, il Nazionale ha poi deciso a larghissim­a maggioranz­a di sancire nella legge che i fornitori privati sono tenuti a rilasciare eID a tutte le persone che soddisfano i requisiti personali stabiliti dalla legge. Respinta invece l’opzione di inserire nella legge direttive sulle tariffe per il rilascio di un’eID.

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