‘Della Legge se n’è fatto un baffo’
Pena detentiva sospesa per un imprenditore edile bleniese colpevole di più capi d’imputazione
Il 53enne è stato condannato per alcuni reati finanziari e per l’impiego di stranieri sprovvisti di permessi. Gran parte dei capi d’accusa è andata prescritta.
Una pena detentiva di due mesi e mezzo sospesa condizionalmente per tre anni, più 60 aliquote giornaliere da 50 franchi. Questa la sentenza emessa dalla Corte delle Assise correzionali di Blenio riunite a Lugano nei confronti di un 53enne imprenditore edile bleniese, giudicato colpevole di più reati: impiego di stranieri sprovvisti di permesso, trascuranza degli obblighi di mantenimento, appropriazione indebita d’imposta alla fonte, ingiuria e infrazione alla Legge federale sull’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti. La sentenza è stata pronunciata sulla base di tre atti d’accusa promossi dal Ministero pubblico tra il 2015 e il 2018, comprendenti nove capi d’imputazione per un totale di 18 procedimenti penali, sommatisi tra il 2007 e il 2019. Un periodo in cui l’uomo – che prima di ieri aveva già varcato l’aula di un tribunale – ha commesso una serie di reati senza mai tener conto della sua situazione di recidiva e, come evidenziato dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier, «facendosi un baffo delle norme legali vigenti». Un aspetto che, insieme al carattere veemente dell’uomo (il quale ha sì riconosciuto i fatti, ma lo ha fatto con una presa di coscienza giudicata «bassissima» e mettendo inoltre in luce un sentimento di vittimismo poco apprezzato da Corte e pp), hanno indotto il giudice Marco Villa a commisurare una pena detentiva sospesa in aggiunta a quella pecuniaria. Alla base dell’agire del 53enne, oltre al carattere impulsivo dell’uomo descritto da Villa e messo in luce anche ieri in aula, le difficoltà economiche con cui sarebbe confrontato da anni. Ciò che a detta dell’imputato, difeso dall’avvocato Tuto Rossi, ha impedito di versare le somme per alimenti e assegni familiari. Inoltre, in qualità di datore di lavoro, ha omesso gli oneri dell’imposta alla fonte e dell’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti. Secondo la Corte, però, l’uomo non presentava una situazione finanziaria tale da non poter far fronte ai suoi doveri. Per quanto riguarda il reato di impiego di stranieri sprovvisti di permesso, il 53enne ha ammesso di aver assunto per due anni nella sua azienda un cittadino macedone senza un’autorizzazione per esercitare un’attività lucrativa, così come di aver impiegato per due giorni un bosniaco e un serbo. Molti di più erano tuttavia i casi irregolari riportati nel primo atto d’accusa del 2015, per la maggior parte andati prescritti, così come decisamente più ingenti – a fronte di un maggior numero di episodi – risultavano le somme degli oneri trattenuti (fino a 60mila franchi nel caso dell’appropriazione indebita d’imposta alla fonte). «Ha fatto e seguito solo le sue regole: auspico che la sua attitudine verso le norme cambi», ha concluso il giudice.