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In Appello il piromane con armi in casa

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All’alba del 2 marzo 2017 a Solduno aveva dato fuoco all’intero stabile nel quale risiedeva. Solo per una combinazio­ne di eventi fu evitata la strage. Quell’incendio portò pure al rinvenimen­to di un arsenale di armi, alcune delle quali cariche, all’interno della sua abitazione. Il 57enne autore del gesto, condannato in primo grado a 7 anni (pena sospesa in favore di un trattament­o stazionari­o in una struttura chiusa), è atteso questa mattina al Pretorio di Locarno per il processo d’Appello. Per difendersi dalle accuse, in verità, era atteso anche lo scorso 11 aprile alle Criminali di Lugano, ma per ben due volte (la prima delle quali giustifica­ta da un presunto tentativo di suicidio in carcere) scelse di non presentars­i in aula. Quei 7 anni, perciò, gli furono inflitti in contumacia. L’uomo giustificò il gesto chiamando in causa i condomini per presunte violazioni dei turni di lavanderia e rumori molesti dei vicini (“il ticchettio di un rasoio sul lavabo”, “lo strimpella­re al pianoforte della bambina”, “il trapano alle 10 di sera”). Per l’accusa, invece, a farlo agire fu la vendetta scaturita dalla diffida per mora nel pagamento di una pigione. Sullo sfondo, un disturbo paranoide della personalit­à, grave e con rischio di recidiva. Oltre ai condomini, il suo folle piano avrebbe incluso anche la coinquilin­a, con gravi patologie psichiche, un omicidio-suicidio scampato solo per il divampare del fuoco. L’atto d’accusa, nel processo di aprile, fu confermato quasi per intero: tentato assassinio plurimo degli inquilini e della convivente, incendio intenziona­le e infrazione alla legge sulle armi (oltre a rappresent­azione di atti di cruda violenza e pornografi­a).

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