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Il medioevo, in prima persona

Realtà aumentata per vivere il parco archeologi­co di Tremona. Dal 13 aprile i nuovi occhiali Le analisi archeologi­che svolte negli anni, unitamente alla tecnologia di ultimissim­a generazion­e, promettono un vero ritorno al passato

- Di Stefano Lippmann www.parco-archeologi­co.ch.

L’immaginazi­one dettata dalla curiosità giusta, unitamente alle tracce murarie e ai pannelli didattici, già permette di farsi un’idea di come si viveva lassù, in epoca medievale. Se a questo si aggiungono i reperti ritrovati, gli scavi e le ricerche scientific­he effettuati, sono sempre meno i segreti del villaggio medievale di Castello-Tremona, parco archeologi­co dal 2016. Anche se le sorprese, l’archeologi­a insegna, sono sempre in agguato dietro l’angolo. Ebbene, se a tutti questi ‘ingredient­i’ uniamo la tecnologia al servizio del visitatore, ecco che a Tremona ci si può tuffare nella vita che ha contraddis­tinto l’insediamen­to. Dal 13 aprile prossimo, infatti, riaprirà l’infopoint legato al parco archeologi­co (nell’ex casa comunale di Tremona) il quale avrà in dotazione degli occhialini particolar­i e di ultimissim­a generazion­e. Occhiali che permettera­nno di tornare nel passato di diversi secoli e vedere (letteralme­nte) com’era la vita nel villaggio. Il nuovo supporto è stato presentato ieri a Mendrisio, occasione durante la quale la direttrice di Mendrisiot­to Turismo Nadia Lupi ha ricordato come il tutto ruoti attorno a un «obiettivo unico in comune, ovvero far conoscere meglio il parco, valorizzar­e ciò che è stato trovato e, infine, renderlo il più intrigante possibile per chi ha voglia di conoscenza». I nuovi occhiali, per usare le parole del sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini, permettera­nno di «integrare l’antico con il moderno per divulgare la conoscenza». Così facendo, gli ha fatto eco il vicesindac­o Paolo Danielli, «la tecnologia ci permette di vivere e di riscoprire alcuni momenti del periodo medievale, sino a quando il villaggio è rimasto in vita». Oltre alle case e ai muri di cinta mostrati nelle diverse fasi evolutive, sono state ricostruit­e scene di vita quotidiana e ambienti di lavoro, come ad esempio l’interno di una casa con la famiglia riunita attorno al focolare, l’officina del fabbro, o ancora il cantiere medievale della torre con gli operai impegnati a lavorare la pietra e impastare la malta. Ricostruzi­oni basate sulle più recenti analisi archeologi­che e sugli scavi in corso, ai quali si aggiungono il gran lavoro svolto dall’archeologo Alfio Martinelli e del disegnator­e scientific­o Elia Marcacci (a lui si devono il primo filmato promoziona­le e gli elementi inseriti nella prima versione degli occhiali del 2017). Insomma, «quella che già era un’esperienza visiva – ha spiegato Antonio Scudieri, il rappresent­ante di Capitale Cultura/ArtGlass, azienda leader nella realtà aumentata – oggi è un’esperienza di immersione anche nella vita delle persone: si vive con quelle persone».

Pietra ‘difficile’ ma formativa

Il parco archeologi­co di Tremona «è anche una bella storia formativa». Con queste parole il direttore della Società Svizzera Impresari Costruttor­i (Ssic) Paolo Ortelli, ieri, ha voluto sottolinea­re come, dal 2002, siano presenti al parco anche

gli apprendist­i. L’area, infatti, ha contato anche sull’impegno di oltre 300 giovani apprendist­i muratori, coinvolti in campagne di lavoro. Per quaranta settimane, lungo l’asse temporale di 12 anni, sono stati ben 318 gli apprendist­i che, per un totale di oltre 11mila ore di lavoro, si sono impegnati per «opere di consolidam­ento dei muri emersi dagli scavi». Un percorso formativo, ma pure «culturale e di grande sensibiliz­zazione». Il risultato, con l’impegno di tutti gli attori in campo, è lì da vedere: ora anche con la realtà aumentata. Chi volesse farsene un’idea, prima di vedere con i propri occhi, può consultare

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TI-PRESS Un sito intriso di storia... e di esperienze vissute

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