laRegione

La ragazza che ama l’oceano

-

La notizia della balena trovata morta nelle Filippine, con lo stomaco che conteneva 40 chili di plastica, ha fatto il giro del mondo. I biologi hanno dichiarato: “Non abbiamo mai visto nulla del genere”. La plastica è un problema e iniziamo ad accorgerce­ne tutti. Ma esiste un’altra minaccia, più piccola, meno visibile, ma non meno pericolosa: la microplast­ica. Ed è un fenomeno che Giulia Donati, giovane locarnese di 29 anni, studia sullo squalo balena. Cresciuta tra le montagne svizzere, Giulia ha però sempre avuto una passione per l’oceano: “È qualcosa di innato – ci racconta –. Lo so, sembra utopico partire dal Ticino per studiare i mari, ma devo questo amore anche a mia madre, che mi ha sempre sostenuta”. Laureatasi a Losanna, ora sta facendo il suo dottorato all’Eth di Zurigo sulle barriere coralline. Il suo progetto “Microplast­iche un MACRO disastro: una minaccia per il pesce più grande al mondo?” è piaciuto così tanto, che viene sostenuto finanziari­amente da Save Our Seas Foundation. “Insieme ad Alina Wiezcorek, dottoranda presso l’Università di Galway (Irlanda) e in collaboraz­ione con Ibrahim Shameel e Irthisham Zareer del Maldives Whale Shark Research Programme (Mwsrp), abbiamo avuto l’opportunit­à di dare il via a questo interessan­te progetto che si occupa dell’inquinamen­to marino da microplast­iche e la potenziale minaccia che presenta per lo squalo più grande al mondo. In un primo momento l’obiettivo generale è di valutare l’esposizion­e degli squali balena (classifica­ti come in via di estinzione Iucn) alle microplast­iche marine. Inoltre, una parte importante del progetto mira ad usare le nostre scoperte per contribuir­e a sensibiliz­zare l’opinione pubblica sull’inquinamen­to plastico in generale e sulla vulnerabil­ità degli ecosistemi marini”. Giulia sta per partire per le Maldive, dove da anni raccoglie campioni insieme al suo team. “Il progetto è iniziato nel 2015 – ci spiega –. Stavamo osservando degli squali balena in una zona marina protetta. Uno degli squali ha defecato (cosa difficile da osservare) e abbiamo raccolto i primi campioni. In realtà volevamo usare quei campioni per raccoglier­e il Dna, fare uno studio genetico e seguire la loro alimentazi­one”. E invece all’interno delle feci furono trovati dieci tipi diversi di microplast­iche: fibre, pezzi di elettronic­a, imballaggi. “A quel punto era chiaro che il nostro progetto andava ampliato – prosegue Giulia Donati –. Oltre a raccoglier­e campioni, vogliamo sensibiliz­zare le comunità locali, i legislator­i e le persone che lavorano nel turismo”. E conclude: “È importante coinvolger­e tutti in questi progetti. Solo così possiamo cambiare rotta”.

 ??  ?? Giulia Donati durante una presentazi­one© G.Donati
Giulia Donati durante una presentazi­one© G.Donati

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland