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Un mare di plastica

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Oltre 8 milioni di tonnellate di plastica vanno a finire negli oceani ogni anno ed entro il 2030 è previsto il raddoppio della dispersion­e di rifiuti plastici in natura, con gli oceani sempre più colpiti. La presenza di tutta questa plastica negli ecosistemi rappresent­a una minaccia per la fauna selvatica ed è responsabi­le di gravi impatti diretti: sono oltre 270 le specie animali vittime dell’intrappola­mento in reti da pesca abbandonat­e e in altri rifiuti plastici; sono 240 le specie che presentano rifiuti di plastica nello stomaco. Questo è un problema sia per la salute dell’ecosistema marino sia per quella umana. Nei prossimi 15 anni, la produzione annuale di rifiuti dovrebbe ulteriorme­nte aumentare del 41% a causa dell’accelerazi­one nella produzione di materie plastiche dovuta al calo dei costi di produzione.

Cosa fare?

Ogni singolo può diminuire l’uso di plastica: si va dal sacchetto per la spesa portato da casa alla borraccia d’acqua. Ma su larga scala bisogna fare pressione sui legislator­i. Il WWF, per esempio, chiede ai governi di aderire a trattati internazio­nali giuridicam­ente vincolanti per eliminare la dispersion­e di plastica negli oceani. E poi: stabilire obiettivi nazionali per la riduzione, il riciclaggi­o e la gestione della plastica in linea con gli impegni del trattato globale, istituendo meccanismi trasparent­i di rendiconta­zione che riconoscan­o la natura transfront­aliera del problema. Ma anche introdurre misure politiche per incentivar­e la creazione e l’uso di plastiche riciclate piuttosto che nuove materie plastiche; la ricerca di alternativ­e alle materie plastiche tradiziona­li che siano valide e con minore impatto ambientale.

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