Sul Golan si torna in trincea
Reazioni durissime al riconoscimento della sovranità israeliana da parte della Casa Bianca
L’annuncio del presidente Usa destabilizza un quadro già conflittuale. Anche per i nemici arabi di Assad l’annessione è inaccettabile.
Gerusalemme – Sarà anche stato inviato da Dio a salvare Israele, come sostiene Mike Pompeo, ma per ora Donald Trump non ha fatto altro che aggiungere polvere nera a una situazione sul punto di esplodere. L’annuncio – via Twitter, va da sé – del riconoscimento statunitense della piena sovranità di Israele sulle Alture del Golan, occupate nel 1967 e poi annesse unilateralmente, ha provocato una lunga serie di reazioni negative, il cui esito non è prevedibile. Al profilo basso mantenuto dalle signorie del Golfo, sono corrisposte le parole grosse di Russia, Iran e Turchia. E quelle di Damasco, pur se il regime di Bashar al Assad ha qualche motivo di gratitudine nei confronti di Trump che gli ha fornito ottimi argomenti per distrarre opinione pubblica e media dai propri crimini. Perché la realtà è che nei cinquant’anni di occupazione e poi di annessione, tra Israele e Siria non sono mancate trattative coperte che ipotizzavano anche scambi territoriali; e Damasco non ha mai davvero tentato di ristabilire militarmente la propria sovranità sul Golan. Ma la sventata arroganza di Trump ripone la questione in una forma che gli Stati arabi non accetteranno, per quanto sia loro inviso il regime di Assad. Non solo: se la questione di Gerusalemme ha una portata devastante soprattutto per la sua dimensione simbolica e confessionale, la sua natura di sottrazione territoriale ai danni dei palestinesi (che uno Stato non hanno) è quella che meno irrita i Pesi arabi, ai quali dei palestinesi interessa sempre meno se non come clava propagandistica. Nel caso del Golan, al contrario, c’è di mezzo uno Stato non propriamente da due soldi, la cui destabilizzazione ha trascinato con sé quella dell’intera regione. Aggiungere al campo di battaglia quello minato del Golan è un atto sconsiderato, oltre che iniquo. Tanto che personaggi come Recep Tayyip Erdogan hanno immediatamente cercato di ricavarne un capitale politico. “La disgraziata dichiarazione di Trump sulle Alture del Golan porta la regione alle porte di una nuova crisi”, ha “avvertito” il presidente turco al vertice dell’Organizzazione della cooperazione islamica, riunito a Istanbul . Mentre per il Ministero degli esteri russo, cercare di “cambiare lo status delle Alture del Golan scavalcando il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è una diretta violazione delle decisioni delle Nazioni Unite”. E qualcuno si chiede se il fantomatico “piano di pace”, di cui il genero di Trump Jared Kushner sarebbe l’estensore, contempla anche questa ennesima violazione del diritto e dei diritti.