Il futuro è digitale
È quanto emerso ieri sera durante il dibattito su ‘Essere editori oggi’ organizzato dal Corriere del Ticino. Ospiti Urbano Cairo e Pietro Supino.
L’editoria classica sta cambiando a ritmi forzati sull’onda dell’innovazione tecnologica e delle mutate abitudini dei lettori che mai come prima hanno accesso a una miriade di fonti di informazione, gratuite. La sfida che gli editori della Svizzera italiana, al pari di quelli nazionali e di realtà ben più grandi, è quella di riuscire a cavalcare il cambiamento riuscendo, nel contempo, a generare sufficienti ricavi per permettere, oltre alla produzione giornalistica di qualità, il giusto profitto per ripagare gli ingenti investimenti necessari all’obiettivo dell’impresa. Spesso si dimentica che i giornali sono aziende e come tali devono essere in grado di coprire i costi. Su questi temi si sono confrontati ieri sera, in occasione del cinquantesimo anno di fondazione del Centro stampa del Corriere del Ticino a Muzzano, Pietro Supino, presidente del gruppo editoriale svizzero Tamedia; Urbano Cairo, presidente di Cairo Communicatione e di Rcs MediaGroup (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, per intenderci) e Fabio Soldati, presidente del Gruppo Corriere del Ticino. Sollecitati da Ferruccio de Bortoli, noto editorialista, già direttore
del Corriere della Sera, i relatori hanno portato il loro punto di vista sul futuro dell’editoria. Non per niente il titolo della serata era ‘Essere editori oggi’. Un oggi che sta già facendo intravvedere il futuro prossimo. Per Pietro Supino il futuro è tutto nel Web, ma la carta ancora un ruolo da giocare
nella formazione dell’opinione pubblica, soprattutto se il prodotto offerto è a pagamento. La carta, ha spiegato, è ancora attrattiva. Sono i costi di produzione e distribuzione che pesano sul bilancio. Per questo, ha continuato, è necessario – per rimanere alla Svizzera – che la Posta applichi tariffe agevolate per la distribuzione. Cosa che attualmente non avviene in modo adeguato. Inoltre avendo un’offerta ampia di supporti digitali, i prezzi degli spazi pubblicitari sono scesi negli ultimi anni erodendo ulteriormente i ricavi. Per Urbano Cairo, artefice di un rilancio del gruppo Rcs. Tre anni fa, ha spiegato, quando lanciai un’offerta pubblica di scambio per rilevare Rcs, mi dicevano che non sarei riuscito a rilanciare il Corriere della Sera. Oggi, dopo aver tagliato gli sprechi (il corpo redazionale non è stato toccato, anzi è cresciuto, ndr), sono state cambiate molte testate del gruppo e affiancati altri prodotti editoriali tra cui i libri (edizioni Solferino) che hanno permesso di ritornare nelle cifre nere. Il digitale è cresciuto (sono 140mila gli abbonamenti online), mentre le vendite in edicola sono pari a 280mila copie quotidiane. Diverso il discorso per il piccolo mercato editoriale ticinese. Per Fabio Soldati le iniziative di successo avviate altrove, non possono essere replicate in Ticino. La sfida – ha ricordato – è quella di veicolare i contenuti giornalistici sul Web e farli pagare. Tutti è tre gli editori sono però concordi nell’affermare che è stato un errore offrire gratuitamente sulla rete i contenuti che vengono poi cannibalizzati dai big dell’Internet (Facebook e Google). Tentare di farsi riconoscere i diritti di autore (ci sono iniziative a livello europeo e svizzero) è quindi una strada da percorrere. Ne va della libertà d’informazione.