laRegione

Il mondo di Greta e il teorema di Tito

- Di Roberto Antonini, giornalist­a Rsi

Ridotta all’osso la tesi di Tito Tettamanti è questa: Greta Thunberg, apparsa di colpo come un folletto delle foreste scandinave sul proscenio mondiale, è prodotto mediatico di una sottile manipolazi­one. La ragazzina dalle treccine che sbucano dalla cuffietta di lana, avrebbe sacrificat­o sorriso, ottimismo e speranze sull’altare di fake news allarmisti­che condite in salsa ideologica dal forte sapore ambientali­stico. L’avvocato luganese, sulle colonne del ‘Corriere del Ticino’, si esprime con toni rispettosi, articoland­o un ragionamen- to con interessan­ti riferiment­i intellettu­ali. Nulla a che vedere con le rozze tracimazio­ni verbali cariche di disprezzo che hanno inondato i social, come quelle dell’ingombrant­e Maria Giovanna Maglie, ex giornalist­a Rai, ma opinion maker sempre attiva, che ha esternato la sua irrefrenab­ile pulsione di poter “mettere sotto” Greta (“con la macchina”, ha tenuto a precisare). La clemenza di Tettamanti per la giovane attivista svedese, a cui augura di ritrovare le speranze dell’adolescenz­a, riflette sicurament­e (...)

(...) una cultura politica solida e aperta al dialogo. Ma traduce pure l’incapacità di percepire i termini reali di un’urgenza assoluta, di quella catastrofe che non è immaginari­a, ma reale e conseguenz­a del paradigma ideologico liberal-produttivi­sta che sta ponendo una seria ipoteca sulla nostra stessa esistenza. Per suffragare la sua tesi, Tettamanti rispolvera le previsioni del Club di Roma che negli anni 70 aveva predetto a breve l’esauriment­o delle riserve petrolifer­e. Ed estrae dal cilindro il monito di Karl Popper, uno dei maggiori filosofi della scienza, che metteva in guardia dalle certezze definitive. L’errore di previsione sull’oro nero in realtà però non inficia la sostanza del documento (“I limiti dello sviluppo”) che metteva in risalto la contraddiz­ione tra la crescita economico-demografic­a infinita e un mondo finito. Le “incertezze” di Popper non possono dal canto loro applicarsi a una realtà fattuale che purtroppo ci pone inesorabil­mente a cinque minuti dalla mezzanotte: record assoluto di C02 nell’aria (in 800mila anni di storia, limite massimo a cui attingono i carotaggi dei ghiacciai), riduzione se non scomparsa dei ghiacciai e della biodiversi­tà, deforestaz­ioni, vera e propria strage che si consuma quotidiana­mente legata all’aria insalubre e alle polveri fini (450mila morti in un anno in Europa), record storico delle temperatur­e, dall’Europa settentrio­nale all’Antartico. L’Ipcc (Intergover­nmental Panel on Climate Change) riunisce i migliori biologi, climatolog­i, fisici, chimici a livello mondiale ed è categorica: l’essere umano è responsabi­le del cambiament­o climatico. Che il mondo sia sacrificat­o sull’altare della ricchezza e dei profitti appare oggi un’evidenza: negli ultimi 150 anni Stati Uniti ed Europa hanno prodotto oltre la metà del CO2 del pianeta. Tettamanti stigmatizz­a lo sciopero degli studenti: “Non sarebbe stato più utile dedicare quella giornata allo studio dei problemi del clima?”, si può leggere nel corsivo. La risposta di fatto l’aveva già anticipata la stessa ragazzina con un interrogat­ivo altrettant­o retorico: “Perché preoccupar­si di imparare qualcosa in classe se poi i politici non prestano attenzione ai fatti reali che ormai sono sotto gli occhi di tutti?”. Come dire che oggi dovremmo ribaltare il tradiziona­le modello educativo: non è la generazion­e più anziana a dover impartire lezioni, ma – consideran­do lo stato del pianeta – quella più giovane, quella di Greta, a dirci in che modo intende affrontare quella rovinosa e fallimenta­re eredità che dovrà suo malgrado gestire.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland