La frode del diesel a processo
Stando all’accusa avrebbero contrabbandato, in poco più di due anni, ovvero dal 2015 al 2017, oltre 80mila tonnellate di gasolio. Una vastissima organizzazione che aveva due basi operative – una a Chiasso e l’altra a Roche (nel Canton Vallese) –, sgominata dalla Guardia di finanza di Udine. Centotrentatre le persone indagate per contrabbando, 25 quelle che il Gup di Udine Matteo Carlisi ha rinviato a giudizio fissando l’inizio del processo per il 4 giugno prossimo. A giudizio le posizioni più importanti e compromesse, in quanto accusate di associazione per delinquere. Un fiume in piena... di carburante che, stando alle carte processuali, ha interessato non solo l’Italia (Calabria, Sicilia e Campania, in primis) ma anche Belgio, Austria, Germania, Polonia, Lituana, Lettonia, Bulgaria, Bosnia, Cipro e Malta. Cinque degli imputati attesi in aula il prossimo 4 giugno a Udine, risiedono in Svizzera: due a Chiasso (una donna e il figlio del compagno), uno a Hunerberg (nella Svizzera interna) e due a Roche, fra cui un polacco. I quattro italiani sono tutti della provincia di Gorizia. Al processo si arriva dopo un’indagine che aveva fatto emergere l’esistenza di un gruppo attivo nell’importazione e nella distribuzione di gasolio per autotrazione, spacciato per olio lubrificante per non pagare le accise. Le fiamme gialle di Udine, intercettando trasporti anomali sono riusciti a ricostruire l’imponente frode, all’Iva e alle accise, per complessivi 37 milioni di euro. Gli investigatori oltre a ricostruire l’organigramma del gruppo, erano riusciti a individuare le varie basi logistiche, sparse tra Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Sequestrati beni (182 immobili) e contante (23 conti correnti, alcuni anche in Ticino) per oltre 25 milioni di euro.