Valera verde
Il Piano di utilizzazione cantonale (Puc) di Valera posto in consultazione dal Dipartimento del Territorio riguarda un’importante area del Mendrisiotto, regione che conosce – non ci stancheremo mai di ribadirlo – una situazione territoriale e viaria giunta ormai al collasso e un tasso d’inquinamento tra i più elevati in Svizzera, con superamenti continui dei limiti di guardia fissati dall’ordinanza federale. Proprio questa situazione preoccupante ha indotto molti abitanti (...)
(...) della regione, e non solo, a sostenere la riconversione agricola del comparto Valera. C’è invece ancora qualche politico (ed ex politico), troppo sensibile agli interessi dei proprietari dei terreni, che fatica a vedere nel ritorno all’agricoltura e allo svago un’opportunità per valorizzare quell’importante porzione di territorio. Una reale opportunità, perché permetterebbe di mantenere integra quella piccola parte di Campagna Adorna ancora coltivata, che verrebbe altrimenti irrimediabilmente compromessa. I tentativi falliti delle pianificazioni precedenti prevedevano ampie zone edificabili artigianali e industriali. La giustificazione per l’ulteriore sacrificio di territorio è sempre stata sostanzialmente di tipo finanziario: venivano ipotizzati costi milionari in caso di esproprio materiale. Ora, notizia di questi giorni, il Tribunale di espropriazione di Lugano si è espresso in merito alle procedure di esproprio materiale pendenti sul comparto di Valera. Le pretese dei proprietari vengono respinte integralmente: anche secondo i giudici la maggior parte dei terreni sono in zona non edificabile. Non conosciamo ancora le sentenze nel dettaglio, e sappiamo che l’ultima parola deve ancora essere scritta, non nascondiamo però la soddisfazione per questo primo passo. Sulla maggior parte dei terreni per i quali il Puc prevede il ritorno dell’agricoltura, sorgevano i giganteschi bidoni per lo stoccaggio di idrocarburi. Una destinazione particolare, ma sicuramente non di tipo lavorativo o artigianale. Ricordiamo quello che andiamo dicendo da anni, ossia che quando una zona in un piano regolatore perde la sua funzione, rimane un vuoto pianificatorio e di fatto dovrebbe ritornare alla destinazione precedente, in questo caso agricola. Il parere dei giudici sembra andare proprio in questa direzione. Non si tratterebbe dunque di dezonare dei terreni industriali-artigianali, come qualcuno si ostina a dire e scrivere. Il prospettato esproprio materiale riguarderebbe infatti soprattutto terreni agricoli, e in minor misura alcune superfici indicate appunto come industriali nei precedenti piani regolatori e dove oggi ancora si svolgono delle attività. Il Puc parte da questi presupposti e valuta il costo complessivo degli espropri in circa 6 milioni di franchi, una cifra che il Cantone sarebbe intenzionato a pagare integralmente. Inserire, come auspicato pubblicamente da qualcuno nelle scorse settimane, 45’000 m2 del comparto Valera in zona industriale, sarebbe un gravissimo errore: avrebbe infatti un impatto negativo su tutta l’area, eventuali zone verdi sulla parte alta di Valera sarebbero simili a quelle che vediamo in molte altre aree industriali e sicuramente non sarebbero fruibili da parte della popolazione come invece prevede il Puc. La nostra Associazione, col sostegno di molti cittadini e cittadine, si è battuta, e si batte, attraverso opposizioni, raccolte firme, serate informative, affinché Valera torni a essere verde, dando così pure un importante valore aggiunto a tutto il Parco del Laveggio. Vogliamo insomma che anche sul fondovalle ci siano luoghi dove territorio e paesaggio siano preservati a vantaggio della qualità di vita di tutta la popolazione: uno di questi luoghi è Valera, comparto che ha subito per decenni inquinamento e sfruttamento, compiuti spesso in barba alle leggi. Ci fa piacere che anche gruppi politici che non si erano mai occupati del destino di quell’area la difendano ora a spada tratta, non potrà che giovare a una causa che noi portiamo avanti con grande impegno da almeno 10 anni.