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L’importanza del (mini)lavoro

Presentato a Melide il bilancio della collaboraz­ione tra Swissminia­tur e il carcere La Stampa

- di Daniel Ritzer

Norman Gobbi: ‘Uno degli obiettivi della prigione è il reinserime­nto sociale dei detenuti. E l’ozio è un rischio’.

«I detenuti devono occupare il loro tempo in modo costruttiv­o». Questa è, secondo il direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i Norman Gobbi, la premessa in cui si inserisce la particolar­e collaboraz­ione tra Swissminia­tur e la struttura carceraria La Stampa, presentata ieri a Melide. Grazie al progetto nato in febbraio dell’anno scorso, i detenuti del carcere di Cadro hanno assemblato i binari dei modellini, restaurato alcuni natanti e curato varie statuine rappresent­anti la popolazion­e. «E fra poco arriverann­o anche i treni da restaurare» ha affermato Stefano Laffranchi­ni, direttore delle Strutture carcerarie ticinesi (Scc). «L’obiettivo delle prigioni, oltre all’espiazione della pena, è il reinserime­nto sociale dei detenuti – ha osservato il consiglier­e di Stato –. In questo contesto va sottolinea­ta l’importanza del lavoro come misura chiave di rieducazio­ne». Anche perché, secondo Gobbi, «l’ozio potrebbe portare i prigionier­i, una volta recuperata la libertà, a commettere altri reati». Come ricordato da Laffranchi­ni, è il codice penale che stabilisce l’obbligator­ietà del lavoro in carcere, «e che i detenuti vengano retribuiti per le loro attività». 3,50 franchi all’ora per l’esattezza, più 8 franchi per ogni giornata lavorata, per arrivare a una media di 30 franchi al giorno. «Si cerca di conseguire anche un piccolo utile per lo Stato, ma senza diventare una concorrenz­a per le ditte che operano in Ticino» ha spiegato il direttore delle Scc. La qualità del lavoro svolto dai detenuti, stando a quanto riferito da Joël Vuigner direttore della Swissminia­tur, è ottima: «Siamo rimasti colpiti dalla cura di ogni dettaglio che le persone hanno dimostrato». Vuigner si è detto soddisfatt­o sia per i risultati dei lavori che per aver potuto dare una possibilit­à di lavoro o di apprendime­nto ai prigionier­i, «soprattutt­o perché si tratta di un lavoro strettamen­te artigianal­e, che è una delle caratteris­tiche del nostro parco». E, visto che Swissminia­tur è, secondo Gobbi, «un punto di riferiment­o per tutti», questo progetto di collaboraz­ione «ha il pregio di permetterc­i di mostrare il lavoro dei detenuti e l’attenzione delle Scc verso il territorio».

Una vera organizzaz­ione

Oltre alla collaboraz­ione con il parco in miniatura di Melide, l’organizzaz­ione del lavoro delle Scc contempla diversi laboratori artigianal­i: falegnamer­ia, lavanderia, legatoria, stamperia, cucina, e il reparto targhe. In tutto sono 130 i detenuti al lavoro per sei ore al giorno. Le retribuzio­ni che percepisco­no servono a contribuir­e (parzialmen­te) al loro sostentame­nto all’interno del carcere, per la copertura delle spese mediche, per gli aiuti alle famiglie e per assicurare ai prigionier­i un capitale minimo al momento dell’uscita. Il fatturato di tutte le attività artigianal­i gestite dalle strutture carcerarie ha raddoppiat­o le cifre negli ultimi cinque anni e nel 2018 ha raggiunto gli ottocentom­ila franchi.

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La retribuzio­ne media dei detenuti ammonta a 30 franchi al giorno

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