L’importanza del (mini)lavoro
Presentato a Melide il bilancio della collaborazione tra Swissminiatur e il carcere La Stampa
Norman Gobbi: ‘Uno degli obiettivi della prigione è il reinserimento sociale dei detenuti. E l’ozio è un rischio’.
«I detenuti devono occupare il loro tempo in modo costruttivo». Questa è, secondo il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, la premessa in cui si inserisce la particolare collaborazione tra Swissminiatur e la struttura carceraria La Stampa, presentata ieri a Melide. Grazie al progetto nato in febbraio dell’anno scorso, i detenuti del carcere di Cadro hanno assemblato i binari dei modellini, restaurato alcuni natanti e curato varie statuine rappresentanti la popolazione. «E fra poco arriveranno anche i treni da restaurare» ha affermato Stefano Laffranchini, direttore delle Strutture carcerarie ticinesi (Scc). «L’obiettivo delle prigioni, oltre all’espiazione della pena, è il reinserimento sociale dei detenuti – ha osservato il consigliere di Stato –. In questo contesto va sottolineata l’importanza del lavoro come misura chiave di rieducazione». Anche perché, secondo Gobbi, «l’ozio potrebbe portare i prigionieri, una volta recuperata la libertà, a commettere altri reati». Come ricordato da Laffranchini, è il codice penale che stabilisce l’obbligatorietà del lavoro in carcere, «e che i detenuti vengano retribuiti per le loro attività». 3,50 franchi all’ora per l’esattezza, più 8 franchi per ogni giornata lavorata, per arrivare a una media di 30 franchi al giorno. «Si cerca di conseguire anche un piccolo utile per lo Stato, ma senza diventare una concorrenza per le ditte che operano in Ticino» ha spiegato il direttore delle Scc. La qualità del lavoro svolto dai detenuti, stando a quanto riferito da Joël Vuigner direttore della Swissminiatur, è ottima: «Siamo rimasti colpiti dalla cura di ogni dettaglio che le persone hanno dimostrato». Vuigner si è detto soddisfatto sia per i risultati dei lavori che per aver potuto dare una possibilità di lavoro o di apprendimento ai prigionieri, «soprattutto perché si tratta di un lavoro strettamente artigianale, che è una delle caratteristiche del nostro parco». E, visto che Swissminiatur è, secondo Gobbi, «un punto di riferimento per tutti», questo progetto di collaborazione «ha il pregio di permetterci di mostrare il lavoro dei detenuti e l’attenzione delle Scc verso il territorio».
Una vera organizzazione
Oltre alla collaborazione con il parco in miniatura di Melide, l’organizzazione del lavoro delle Scc contempla diversi laboratori artigianali: falegnameria, lavanderia, legatoria, stamperia, cucina, e il reparto targhe. In tutto sono 130 i detenuti al lavoro per sei ore al giorno. Le retribuzioni che percepiscono servono a contribuire (parzialmente) al loro sostentamento all’interno del carcere, per la copertura delle spese mediche, per gli aiuti alle famiglie e per assicurare ai prigionieri un capitale minimo al momento dell’uscita. Il fatturato di tutte le attività artigianali gestite dalle strutture carcerarie ha raddoppiato le cifre negli ultimi cinque anni e nel 2018 ha raggiunto gli ottocentomila franchi.