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Le fiabe, un ponte di emozioni

Il progetto intergener­azionale in corso alla casa anziani di Castel San Pietro diventerà un libro

- Di Prisca Colombini

Seguiti dall’animatrice, una decina di ospiti della struttura ha inventato tre storie; i bambini di seconda elementare le hanno disegnate

Il “c’era una volta” iniziale e il lieto fine sono quelli classici. In mezzo c’è tutta la fantasia degli ospiti della Casa anziani don Luigi Guanella di Castel San Pietro e la voglia dei bambini di ascoltare e rendere più colorato il lavoro. Il progetto intergener­azionale sviluppato quest’anno con i bambini di seconda elementare del locale istituto scolastico riguarda le fiabe. Tre quelle che sono state ideate dagli anziani e illustrate dai più piccoli e che, al termine del progetto, diventeran­no un libro che verrà mostrato a parenti e conoscenti. A curare l’attività – martedì prossimo verrà raccontata la terza e ultima fiaba – è stata l’animatrice Antonella Zecconi, coadiuvata dalle volontarie Ermanna, Loredana e Gabriela. «Il racconto fiabesco crea un ponte emozionale tra le due diverse generazion­i permettend­o agli ospiti dell casa di ritornare attivi nella comunità esterna – spiega Antonella –. Assumendos­i il ruolo di creatori di fiaba e di narratori, comunicano in prima persona con i bambini, assumendo così il ruolo parentale dei nonni».

Il gioco come base

La preparazio­ne delle fiabe ha coinvolto una decina di ospiti della struttura ed è iniziata lo scorso mese di ottobre. «Abbiamo spiegato agli anziani la struttura della fiaba e lo abbiamo fatto giocando – continua l’animatrice –. Abbiamo usato un cappello: chi lo aveva doveva iniziare la fiaba e quando era stanco lo passava a un’altra persona. Non è stato facile: tanti di loro non hanno vissuto il momento delle fiabe perché i genitori erano impegnati con il lavoro. Quello che è emerso è che gli ospiti, più che ai figli, le raccontava­no ai nipoti e siccome non ne conoscevan­o tante, le inventavan­o. Riprendere questa attività non è stato semplice, per questo siamo partiti con il gioco». Il risultato? La prima è «abbastanza classica», con la presenza tra i personaggi di un re, una regina, un drago, il buono e il cattivo. La seconda sviluppa la storia di due bambini che perdono un pallone che si rivela magico. Mentre la terza fiaba, «quella con più fantasia», ha quale protagonis­ta una signora senza capelli che va al mercato e vede un ragno che sta tessendo la sua tela la quale, messa in testa, fa ricrescere i capelli. «La fiaba non ha una morale ma vuole far capire al bambino che c’è sempre una via d’uscita – commenta ancora Antonella Zecconi –. In questo caso è servita anche ai nostri anziani: in tanti passaggi delle fiabe si sono ritrovati e hanno raccontato qualcosa di loro». Una volta trascritte e rilette, sempre coinvolgen­do gli anziani, le storie sono state suddivise in bigliettin­i. Compito dei bambini è stato quello di disegnare il pezzo a loro assegnato. «Gli ospiti sono stati molto collaborat­ivi e contenti di questo scambio: si sono seduti con i bambini a disegnare e chi non se la sentiva di cimentarsi con l’arte, dava consigli o passava i colori ai bambini. Uno scambio c’è sempre anche perché i bambini portano la vita, e per i nostri anziani è importante».

L’entusiasmo degli ospiti

La conferma arriva direttamen­te dai protagonis­ti. «Dare qualche cosa ai bambini mi ha fatto sentire viva», è il commento di Louise. «L’avere inventato una fiaba – spiega Silva – mi ha fatto ricordare quando io le inventavo per i miei figli. Questo mi ha fatto ragionare e volare con la fantasia». La signora Wilka non ha dubbi: «Le nostre fiabe sono piaciute: ho visto gli occhi dei bambini brillare e io mi sono sentita utile». Per Maria questa esperienza è stata «bellissima: attraverso le nostre fiabe sono uscite anche le nostre emozioni, abbiamo rivissuto la nostra infanzia». Giuseppe e Luigia definiscon­o «bellissimo disegnare con i bambini e inventare fiabe per loro: non sappiamo descrivere la nostra felicità». La signora Elena non nasconde di «preferire la realtà alle fiabe, ma partecipar­e a questo progetto mi ha reso felice: la collaboraz­ione con gli altri ospiti e vedere i bambini mi ha aperto il cuore». Lo scorso anno nella casa anziani di Castel San Pietro è stato creato un museo dedicato al 1900, quest’anno è toccato alle fiabe. Lo scambio intergener­azionale avrà un futuro? «Lo spero – conclude Antonella Zecconi –. A me piacerebbe molto continuare anche perché di idee ce ne sono tante perché questa è una casa in cui si vive».

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Anziani e bambini insieme al lavoro

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