‘Questa è una ripartenza’
A Lugano nasce la figura di Ceo, con Werder che inaugura il nuovo ciclo. In attesa che arrivi la commissione sportiva.
Lugano – È un passo avanti, oltre che un cambio di rotta. Per un Lugano che decide di attrezzarsi diversamente: infatti, nella nuova stagione alla Cornèr Arena farà la sua comparsa la figura del Chief executive officer (Ceo, per gli amici), il cui compito sarà quello di occuparsi dell’intera organizzazione. In attesa che venga fatto un ulteriore passo, cioè la creazione di un’apposita commissione che si farà carico dei compiti fin qui assunti dal direttore sportivo. A supervisionare il tutto (ufficialmente dal 1° agosto) toccherà a un Marco Werder che è la risposta bianconera a Marc Lüthi del Berna oppure al Ceo dello Zurigo Peter Zahner. «All’inizio, l’ammetto, è stato un piccolo shock, e magari Vicky potrà raccontarvi un aneddoto... – rivela oggi quarantaseienne ex attaccante, che oltre al ruolo di Ceo continuerà a esercitare la funzione di presidente del settore giovanile bianconero –. Di certo per me è stata una grande sorpresa e ho dovuto digerirla. Poi, dopo averci pensato a lungo, riflettendo pure su come strutturare la cosa, è iniziato il dialogo con il club». Esattamente, il tuo ruolo qual è? «In sostanza, tra il consiglio d’amministrazione e tutti i vari dipartimenti del club ci sarò io, e la mia funzione sarà quella di unire, di capire dove ci sono sinergie da sfruttare, tanto a livello sportivo quanto a livello amministrativo, di marketing e via dicendo. E il mio primo compito, appunto, sarà quello di individuare come si possa sfruttare meglio il lavoro comune. Perché, e ne sono convinto, oggi non si può più operare in un sistema verticale: al contrario, si lavora in maniera molto più performante in un sistema a matrice, in cui per i diversi compiti si vanno a cercare le migliori risorse, intersecandole. Questo indipendentemente dal fatto che si stia parlando di un allenatore del settore giovanile che deve interagire con un responsabile del marketing, oppure di due persone che lavorano assieme nel medesimo ufficio». È la fine di un ciclo? «Lo è per una questione di tempi, pensando al fatto che un giocatore come Merzlikins, che negli anni abbiamo dapprima formato e poi portato in prima squadra, adesso se ne va. Così come se ne andrà un altro elemento importante, pensando a Hofmann. Senza dimenticare, poi, la partenza del direttore sportivo. Insomma, questa è una ripartenza: dovremo prendere ciò che di buono è stato fatto, e – insiste – in questi ultimi anni di buono è stato fatto tanto, aggiungendovi poi quegli ingredienti che ci permettano di fare il passo successivo». E il primissimo è la creazione di una commissione sportiva. «Oggi come oggi, secondo me non si può più pensare che una sola persona possa occuparsi di tutto ciò che riguarda la prima squadra. Perché c’è una miriade di cose di fare: dallo scouting, ai rapporti con la Lega, alle questioni regolamentari fino ai compiti amministrativi. Per gestire la situazione al meglio, se ne dovrebbe occupare un team composto da più persone. È così che immagino io, in futuro, l’organigramma della sezione Sport. E non vedo l’ora di cominciare».