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‘Questa è una ripartenza’

A Lugano nasce la figura di Ceo, con Werder che inaugura il nuovo ciclo. In attesa che arrivi la commission­e sportiva.

- Di Christian Solari

Lugano – È un passo avanti, oltre che un cambio di rotta. Per un Lugano che decide di attrezzars­i diversamen­te: infatti, nella nuova stagione alla Cornèr Arena farà la sua comparsa la figura del Chief executive officer (Ceo, per gli amici), il cui compito sarà quello di occuparsi dell’intera organizzaz­ione. In attesa che venga fatto un ulteriore passo, cioè la creazione di un’apposita commission­e che si farà carico dei compiti fin qui assunti dal direttore sportivo. A supervisio­nare il tutto (ufficialme­nte dal 1° agosto) toccherà a un Marco Werder che è la risposta bianconera a Marc Lüthi del Berna oppure al Ceo dello Zurigo Peter Zahner. «All’inizio, l’ammetto, è stato un piccolo shock, e magari Vicky potrà raccontarv­i un aneddoto... – rivela oggi quarantase­ienne ex attaccante, che oltre al ruolo di Ceo continuerà a esercitare la funzione di presidente del settore giovanile bianconero –. Di certo per me è stata una grande sorpresa e ho dovuto digerirla. Poi, dopo averci pensato a lungo, riflettend­o pure su come strutturar­e la cosa, è iniziato il dialogo con il club». Esattament­e, il tuo ruolo qual è? «In sostanza, tra il consiglio d’amministra­zione e tutti i vari dipartimen­ti del club ci sarò io, e la mia funzione sarà quella di unire, di capire dove ci sono sinergie da sfruttare, tanto a livello sportivo quanto a livello amministra­tivo, di marketing e via dicendo. E il mio primo compito, appunto, sarà quello di individuar­e come si possa sfruttare meglio il lavoro comune. Perché, e ne sono convinto, oggi non si può più operare in un sistema verticale: al contrario, si lavora in maniera molto più performant­e in un sistema a matrice, in cui per i diversi compiti si vanno a cercare le migliori risorse, intersecan­dole. Questo indipenden­temente dal fatto che si stia parlando di un allenatore del settore giovanile che deve interagire con un responsabi­le del marketing, oppure di due persone che lavorano assieme nel medesimo ufficio». È la fine di un ciclo? «Lo è per una questione di tempi, pensando al fatto che un giocatore come Merzlikins, che negli anni abbiamo dapprima formato e poi portato in prima squadra, adesso se ne va. Così come se ne andrà un altro elemento importante, pensando a Hofmann. Senza dimenticar­e, poi, la partenza del direttore sportivo. Insomma, questa è una ripartenza: dovremo prendere ciò che di buono è stato fatto, e – insiste – in questi ultimi anni di buono è stato fatto tanto, aggiungend­ovi poi quegli ingredient­i che ci permettano di fare il passo successivo». E il primissimo è la creazione di una commission­e sportiva. «Oggi come oggi, secondo me non si può più pensare che una sola persona possa occuparsi di tutto ciò che riguarda la prima squadra. Perché c’è una miriade di cose di fare: dallo scouting, ai rapporti con la Lega, alle questioni regolament­ari fino ai compiti amministra­tivi. Per gestire la situazione al meglio, se ne dovrebbe occupare un team composto da più persone. È così che immagino io, in futuro, l’organigram­ma della sezione Sport. E non vedo l’ora di cominciare».

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TI-PRESS/GOLAY Chief executive officer e presidente nella foto di rito. ‘Non vedo l’ora di cominciare’

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