Bertoli sì, Bertoli no
Segue da pagina 19 (...) lasciata ad altri, segnatamente a Verdi e Mps. Ma, come giustamente rilevava Gabriele Gendotti, i problemi all’interno del Ps sono cosa loro e non spetta risolverli ad un altro partito, seppur con una sua corrente dai valori comuni peraltro portati avanti con meno retorica. Una questione però più di sostanza, che mi fa fortemente dubitare sulla necessità di sostenere per un nuovo mandato Manuele Bertoli, riguarda la sua concezione di scuola. Il popolo ha deciso, e con una solida maggioranza, di rimandare al mittente la cosiddetta grande riforma de “la scuola che verrà”. A mio modo di vedere il voto non è stato sufficientemente compreso da Bertoli, dai vertici del suo partito e dal suo Dipartimento. In effetti, a mente di chi scrive, il popolo ha dimostrato maturità, nel distanziarsi da una linea, chiaramente ideologica, che vorrebbe l’inclusività come priorità assoluta nella scuola. Tale priorità sta creando, negli effetti, una scuola troppo debole, nei ritmi di lavoro e nei contenuti, a danno della stragrande maggioranza degli studenti. E una tale idea di scuola non è certo auspicabile nella realtà odierna, molto competitiva. In altre parole, e non sono parole mie, la scuola deve fare la scuola e non può pretendere di risolvere tutte le situazioni di disagio sociale, riconducibili spesso a situazioni familiari che devono essere sì seguite, ci mancherebbe, ma dai competenti servizi sociali senza tenere in ostaggio l’insegnamento delle varie materie e la crescita educativa, ripeto, della stragrande maggioranza degli allievi. In questo contesto mi sembra che il Decs tutto e, in particolare anche il Consigliere di Stato Manuele Bertoli, non abbiano saputo far minimamente tesoro delle sapienti critiche del prof. Zambelloni, ideologicamente non certo lontano dalla sinistra, il quale ha ribadito, durante tutta la campagna prima della votazione per la “Scuola che verrà”, la sua sana avversione ad una scuola “facile”, per dirla in parole estremamente semplici. Dagli allievi si deve insomma pretendere tanto. Questo pretendere è in effetti il principale “dono” agli allievi. Il tutto senza missioni e compiti fuorvianti. Al riguardo sembra proprio che il Decs abbia scelto un imbarazzante silenzio in risposta alla sua sonora bocciatura su una questione di fondo come la concezione di scuola, attribuendo ad altri colpe e demeriti. Già temo, ora, una reazione piccata del Consigliere di Stato il quale ha già dimostrato altre volte di non gradire dissensi e soprattutto di ritenere di essere l’unico ad avere determinati sani valori, segnatamente di “sinistra”, cosa che, a ben vedere, è già una palese contraddizione. Ed è per questo che dubito fortemente che un Decs, ancora in mano socialista, possa fare davvero gli interessi della maggioranza degli studenti del Cantone Ticino. La nostra scuola media ha subìto negli anni, un appiattimento verso il basso preoccupante, con la grave conseguenza che il divario con la scuola media superiore, segnatamente il liceo e la scuola cantonale di commercio, è divenuto eccessivo. Non c’è in altre parole sufficiente attenzione per un passaggio che, ai tempi di Bertoli come ai miei, era praticamente indolore, dalla quinta ginnasio alla prima liceo. E questo come se l’istruzione mediosuperiore, in un mondo sempre più complesso, non avesse quasi valore al cospetto di una volutamente egualitaria e livellante scuola media dalla quale si vorrebbero addirittura eliminare anche le ultime, opportune, differenziazioni, in matematica e tedesco. In questo senso è allarmante che i quadri del Decs ammettano seraficamente che è normale che le note dalla scuola media al liceo, subiscano importanti riduzioni, cosa che, di nuovo, non succedeva ai miei tempi. La vera spiegazione di questo fatto è che le note alla scuola media sono troppo generose, non rispecchiando, visto il drammatico calo nel post-obbligatorio, le esigenze di una valutazione il più possibile oggettiva. Anche qui c’è qualcosa che non va e sono convinto che l’ideologia del Ps abbia dato un contributo importante, negativo, a questa situazione. Per questi motivi, questa volta, non darò il mio voto a Manuele Bertoli.