Fra radici e cielo
Che cosa è Cultura? / 3
Manifestazione di sapere o testimonianza di tutto ciò che è umano, la parola ‘cultura’ contempla più definizioni. Nella cultura si investe, con intenti e risultati diversi. Ma cosa intendiamo per ‘cultura’? E cosa non è cultura? Come entra nelle nostre vite? Che cosa cerchiamo nella cultura? Lo chiediamo a persone diverse fra loro per formazione, esperienze, sensibilità; provando a delineare una mappa degli sguardi, oggi, su questa cosa che chiamiamo ‘cultura’... Entrambi hanno confidenza con i numeri, anche se da prospettive distinte, all’origine e al termine delle quali abita l’essere umano. Laureata in Scienze economiche a Lugano, Amalia Mirante si è specializzata a Lovanio, in Belgio, mettendo al centro del proprio orizzonte l’Etica: dimessasi dal Municipio di Taverne, candidata al Consiglio di Stato, insegna all’Usi e alla Supsi. Laureato in ingegneria elettrotecnica, papà e rocker per passione, Alain Scherrer lavora per il Centro sistemi informativi del Cantone: come sindaco di Locarno, ha proposto di affiancare un giovane ad ogni eletto nelle nostre istituzioni, per un “tandem” più lungimirante. A tutti e due abbiamo rivolto alcune domande con al centro il tema della “cultura”, per conoscere meglio loro e riflettere insieme sulla realtà in cui viviamo.
Che significato ha per lei la parola ‘cultura’?
AM: Domanda a cui è quasi impossibile rispondere. Persone molto più intelligenti di me hanno faticato a dare una risposta esauriente, quindi do la risposta che sento più vera per me. La cultura è l’insieme delle conoscenze, degli usi, di ciò che si è appreso e ciò che è stato tramandato in un gruppo, più o meno largamente definito. AS: La cultura è un ingrediente importante nella vita di ognuno di noi. La cultura dovrebbe essere alla base di ogni società evoluta e non essere secondaria al sapere pratico e tecnico, la cultura dovrebbe essere il punto di partenza. Se tutti acquisiamo senso critico, se siamo educati ed abituati a pensare e a cercare di andare a fondo alle cose, tutti gli altri aspetti della nostra esistenza ne trarranno vantaggio. La cultura è sinonimo di apertura mentale. Purtroppo in grandi parti della nostra società importa più la ricchezza dei mezzi, l’avere (e quindi il potere) che il sapere, ed è inevitabile che in quest’ottica possono trovare giustificazione nella maggioranza dei casi comportamenti spregiudicati e di prevaricazione.
Che cosa non è cultura?
AM: Direi che ciò che non viene appreso, creato e tramandato non è cultura. Ad esempio: ciò che è biologicamente definito, non è cultura. Per il resto, non opero distinzioni elitarie. Cultura è tutto ciò che una società include nel proprio discorso: include Botticelli e la trap music, Duchamp e i graffitari, Dante e Moccia. Poi siamo tutti liberi di dire “mi piace” o “non mi piace”, ma se non piace a me ciò non significa che non sia cultura. Di certo non considero cultura ciò che si indica tradizionalmente con questo termine. AS: La cultura non è intelligenza, come l’ignoranza non è stupidità. Forse sarebbe meglio dire che l’essere umano è entrato in un magma di non conoscenza tale da deviare i concetti fondamentali e da diffondere una non cultura.
Lei che cosa cerca nella cultura?
AM: Un modo per “coltivare” me stessa e per capire ciò che le persone attorno a me si portano dietro. Direi che la cultura come la vedo io è al tempo stesso bagaglio e ali. Serve per radicarsi e volare, insomma. Cerco questo: radici e cielo. AS: Lo strumento, l’antidoto contro questo pericolo. La cultura è lo strumento per rendere più forte la convivenza, per renderla più consapevole, più partecipe e migliorare la vita delle istituzioni, mantenendo quella connessione indispensabile tra di esse e il resto della società. Non dobbiamo rimanere prigionieri del presente, confinati in un oggi senza passato e senza orizzonti, con indifferenza alla storia, alle esperienze, agli insegnamenti e ai suggerimenti del passato e con indifferenza alle prospettive future, a quello che avverrà al di là delle ore e dei giorni che si vivono. Il rischio di essere catturati da un presente immutabile, senza passato né futuro è quello che la cultura esorcizza e sconfigge.
Quali sono le forme di cultura a cui più si avvicina?
AM: Credo tutto ciò che aiuta a mettersi in discussione e a ritrovarsi. Non credo di preferire un ambito rispetto a un altro, diciamo la musica piuttosto che la letteratura. Per me cultura ha una definizione molto ampia, come ciò che una società, un gruppo, una organizzazione conosce e tramanda di sé, insieme a ciò che scopre e crea. In questo senso è proprio quello che mi interessa: ciò che aiuta a conoscersi, a tramandarsi ma anche a cambiare e interpretare i cambiamenti. AS: Quella che prospera e si sviluppa quando una società è capace di sostenere le sue eccellenze e, al tempo stesso, di approfondire la conoscenza, di ampliare le opportunità per i propri giovani e per i cittadini di ogni ceto sociale. Quella che persegue sempre nuovi traguardi.
In che modo tutto ciò entra nella sua quotidianità? Come ne fruisce?
AM: Posso dire che nei suoi vari aspetti, viviamo tutti immersi in un “brodo culturale” difficile perfino da percepire tanto è pervasivo: è fatto di libri, musica, arte, architettura, linguaggio, moda e mode, design ecc. A me interessa proprio la multiformità che intravedo nella parola “cultura”. AS: Ascoltando, valorizzando, stimolando, creando e aprendo la mente.
Quando? C’è un momento privilegiato, del giorno o della notte
AM: Immagino che qui si riferisca a una fruizione culturale secondo il senso che classicamente si dà a questo concetto: libri, musica, arte, cinema ecc. Ebbene direi che, in modo poco originale, me ne occupo appena ho un attimo libero ma prevalentemente la sera. Ma ci tengo a dire che non riesco tanto a riconoscermi nella definizione di “cultura” così limitata. AS: Non perdo occasione, ora, giorno e stagione.
Un consiglio per un amico?
AM: Il mio consiglio è riscoprire il concetto di “bellezza” e la sua universalità, in tutto ciò che l’umanità fa. Il concetto di bellezza in senso filosofico va riscoperto in una società ossessionata dalla funzionalità e dall’efficienza. Il mezzo con cui si va alla scoperta della bellezza non conta: è la scoperta che bisogna perseguire. Dostoevskij fa dire a un suo personaggio “la bellezza salverà il mondo”. Io credo che sia una frase su cui vale la pena di riflettere. AS: Ho fatto un pensiero stamattina mentre riflettevo su questa domanda. Nel discorso finale de ‘Il grande dittatore’ Charlie Chaplin pronuncia le seguenti parole: “La nostra scienza ci ha resi cinici; la nostra intelligenza, rigidi e mutilati nei sentimenti. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine, abbiamo bisogno di umanità. Più che d’intelligenza, abbiamo bisogno di amabilità e di cortesia. Senza queste qualità, la vita sarà violenta e tutto perso”. Ascolta e ama amico mio!
E un consiglio per il Ticino: come crescere attraverso la cultura?
AM: Tramite la capacità di conciliare radici e ali. La nostra cultura comprende la nostra lingua, la nostra storia, l’architettura, la gastronomia, la musica. Tutte queste cose che ci sono state tramandate. Il nostro futuro sarà all’insegna del cambiamento e ci spingerà oltre, modificando in modi nuovi e creativi la nostra cultura. Ecco non dobbiamo difenderci da questo, dobbiamo accettare il cambiamento e operare una sintesi. Il Ticino si trova al crocevia di grandi culture europee (come la Svizzera d’altronde). E questo è un vantaggio, un’opportunità, una sfida. Cogliamola questa sfida. AS: Educando alla cultura. Se siamo disposti a utilizzare denaro pubblico per sostenerla, dobbiamo chiederci quale sia il modo migliore per farlo. Io credo che non stiamo spendendo bene: quando si parla di fondi da destinare alla cultura, non si parla mai di scuola. Si preferisce spendere altrove, a volte buttando via i soldi. Se una lotta contro l’emarginazione culturale è sacrosanta, noi la stiamo combattendo su un campo in cui la battaglia è già finita: è nella scuola che vale la pena combatterla, con quei soldi. Perché lasciamo scappare mandrie di studenti senza battere ciglio, per poi dannarci a inseguirli uno ad uno, tempo dopo, a colpi di teatri, musei, festival, fiere e eventi, dissanguandoci in un lavoro poco producente? Che senso ha salvare l’Osi e produrre studenti che ne sanno più di chimica che di Brahms? Cosa vuol dire finanziare l’allestimento di mostre dedicate a pittori impressionisti per un Paese in cui non si studia il Romanticismo neanche quando a scuola si affronta l’Ottocento? Il Cantone potrebbe formare un pubblico consapevole, colto, moderno: a scuola. C’è da realizzare una seconda alfabetizzazione del Paese, che metta in grado tutti di leggere e scrivere il moderno. Solo questo può generare uguaglianza e trasmettere valori morali e intellettuali. Tutto il resto, è un falso scopo.
Un proposito “culturale” non ancora realizzato?
AM: Un amico mi ha promesso di introdurmi all’arte rinascimentale. Forse avrò tempo di farlo, forse no. Ma il proposito rimane. AS: Portare la cultura ovunque, renderla patrimonio comune della società; la cultura e la ricerca producono spirito critico, elemento indispensabile per ogni società che voglia essere protagonista e costantemente in crescita e progresso.