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‘E adesso tagliala, la barba’

C’è pure un po’ di Ticino nel sensaziona­le ritorno del Sierre. Jason Fritsche: ‘Un’emozione difficile da descrivere a parole’.

- Di Moreno Invernizzi

Quella che si è chiusa sabato per Jason Fritsche è stata un’annata contrastat­a. Archiviata sul fronte Ticino Rockets con tanti bassi e pochi alti e poi terminata in fanfara a Sierre, con il titolo Dilettanti e la promozione in Swiss League. «I due mesi trascorsi alla Graben sono stati un’esperienza molto positiva, soprattutt­o perché giunti in coda a una stagione avara di soddisfazi­oni a Biasca – racconta il ticinese –. A Sierre sono arrivato a inizio febbraio, giusto in tempo per partecipar­e ai playoff». Cosa ti ha portato fin lì? «Tutto è nato da una sorta di accordo tra il Ginevra (di cui il Sierre è partnertea­m, ndr) e l’Ambrì (con cui Fritsche era sotto contratto, ndr): lo staff tecnico biancoblù voleva che continuass­i a giocare altrove una volta chiusa la stagione con i Rockets, in modo da essere pronto per un’eventuale chiamata dalla Leventina. E così, grazie alla collaboraz­ione del Servette, è stata trovata la soluzione di Sierre, ed era l’ideale per me». Ti ha aiutato l’esperienza maturata nei Rockets? «Sebbene in termini contabili non abbiamo ottenuto molto a livello di risultati, il lavoro portato avanti a Biasca è stato davvero utile: abbiamo sempre lavorato duramente dentro e fuori dal ghiaccio con l’obiettivo di crescere. E quel lavoro, alla lunga, porta dei frutti». Ti aspettavi che finisse così a Sierre, con la squadra promossa in B? «Quando sono arrivato, conoscevo poco del Sierre, ma è bastata un’occhiata alla classifica per capire che il potenziale per far strada nei playoff c’era. Impression­i confermate dai primi allenament­i: il nostro arrivo (mio e di un paio d’altri innesti, fra cui Jan Wieszinski, pure prelevato dai Rockets) ha sicurament­e portato qualcosa in più al gruppo, ma già come si presentava prima, il roster del Sierre era completo e tecnicamen­te valido».

Fritsche si tiene stretto il trofeo

Quali sono le principali differenze tra la Swiss League e la MySports League? «Sul piano del talento e dell’impegno, anche qui, per quanto ho potuto vedere, il livello generale è abbastanza buono. La differenza più marcata l’ho notata nella velocità d’esecuzione: nel campionato cadetto il disco gira più velocement­e. E pure a livello tattico, in Swiss League si provano schemi più complessi».

‘Sabato la città si è spenta’

Che il Canton Vallese, e soprattutt­o Sierre, sia una regione che vive di hockey lo testimonia il numero di spettatori che ha assistito alla finale: alla Graben, in gara 3 e in gara 5 si è registrato un tutto esaurito (4’500 spettatori!) che si era già sfiorato in gara 1 (4’281). «Passare da una realtà come quella dei Rockets, con pochissimi tifosi sugli spalti, a una come Sierre è stato qualcosa di incredibil­e: non lo dimentiche­rò mai. Chi non lo vive sulla sua pelle, fatica a credere che una squadra di MySports League possa avere un seguito del genere. Ma a Sierre è la realtà: da quanto mi hanno raccontato i miei compagni, qui l’hockey è una sorta di cultura popolare. Fin dalla rinascita del club, dopo il fallimento della primavera 2013 e la conseguent­e ripartenza dalla Terza Lega dal campionato 2013/14, con l’avvicinars­i di una promozione (quattro scalini saliti in sei anni), l’entusiasmo della squadra finiva per contagiare tutti: una cosa bellissima da vedere. Poi, nella notte su domenica, è stata l’apoteosi: una festa così non l’avevo mai vista. La città si è ‘spenta’ per la squadra; un momento speciale, unico: impossibil­e da raccontare a parole».

‘Il futuro? È tutto aperto’

Archiviati i festeggiam­enti, ieri mattina Fritsche ha fatto ritorno in Ticino. Dove, per prima cosa, si è messo a sfoltire la caratteris­tica barba da postseason: «Un po’ l’avevo già lasciata crescere quando giocavo a Cleveland con la squadra Under 18, ma questa era la mia prima ‘vera’ barba da playoff. Che ho tagliato non appena sono rientrato in Ticino, come mi aveva caldamente invitato a fare mio padre (John, ndr) via Skype... A Sierre prevedo comunque di tornare sabato, per prendere parte alla sfilata della squadra per le vie del centro». Cosa riserverà il tuo futuro? «Sto valutando le opzioni assieme al mio agente: di definito per ora non c’è niente, quindi tutte le porte sono aperte. Tra un mese, o forse due, avrò un po’ più le idee in chiaro di dove sarà il mio futuro. Il Ticino comunque è la mia casa, e se ci potessi restare ne sarei felice. Ma nello sport è risaputo che le cose possono cambiare dall’oggi al domani».

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