L’agricoltura ha sete
Terre di Pedemonte, viticoltori e contadini alle prese con il problema dell’irrigazione dei campi Impossibilitati a prelevare acqua dalla Melezza per la questione dei deflussi minimi, in diversi hanno chiesto di allacciarsi alla rete idrica comunale. Ma
Terre di Pedemonte, terre rinomate anche per i loro vini. Ma per irrigare i fondi, in considerazione anche dei mutamenti climatici in corso, occorre parecchia acqua. E l’elemento base della vita per la pianta della vite (come per altri generi di coltivazioni presenti nelle campagne) pare essere un problema da affrontare seriamente. Prova ne è che, in tempi recenti, alcuni viticoltori e agricoltori di Cavigliano e Verscio si sono rivolti al Municipio per chiedere di potersi allacciare, in caso di emergenza, alla rete comunale per assicurare l’acqua ai loro fondi. Anche perché la vecchia stazione di pompaggio nel fiume Melezza, impiegata per decenni, andrebbe ripensata. Il Cantone (Ufficio dell’energia) infatti “frena” le intenzioni degli agricoltori; il rilascio della concessione al suo utilizzo deve infatti fare i conti con la questione dei deflussi minimi da rispettare. Il punto di pescaggio attuale non soddisfa i requisiti. Il Municipio, consapevole del problema, rifacendosi allo specifico Regolamento dell’azienda idrica, ha tuttavia risposto picche. Creando inizialmente qualche comprensibile malumore tra gli interessati che l’acqua, in ogni caso, la pagherebbero come tutti gli altri utenti. Questi ultimi hanno sottoposto all’autorità l’idea di un impianto cosiddetto di microirrigazione ad ala gocciolante (in pratica un tubo dotato di particolari fori dal quale, attraverso delle membrane, fuoriescono tra 1 e 4 litri all’ora), in modo da ridurre gli sprechi e razionalizzare l’impiego dell’acqua tra i filari della vigna o i frutteti. Sull’esempio di quanto fatto, decenni or sono, in Israele dove distese infinite di terra arida sono oggi ricoperte di coltivazioni e frutteti. Il “no” dell’esecutivo, come spiega il sindaco Fabrizio Garbani Nerini, «è dovuto all’ingente fabbisogno d’acqua che questa richiesta genera in periodi di prolungata assenza di precipitazioni e siccità. Il rischio è infatti quello di creare scompen
si alla fornitura all’utenza». Tradotto, non ce n’è a disposizione in quantità illimitata. A viticoltori e agricoltori a sto punto non resta che invocare la pioggia? «Non è affatto così – osserva il sindaco –. Innanzitutto perché il Cantone non ostacolerebbe la costruzione di un pozzo in falda a puro scopo agricolo. Esso pescherebbe acqua dall’importante riserva sotterranea posta a una dozzina di metri di profondità. I permessi per la sua realizzazione sarebbero, dunque, facilmente ottenibili. Secondo, per quest’anno siamo disposti ad aiutarli andando incontro alle loro richieste, ovviamente nel limite del possibile. Come visione di fondo, tuttavia, auspichiamo che riescano a trovare (magari anche
raggruppandosi in un piccolo consorzio) un approvvigionamento alternativo all’acquedotto comunale». Fiduciosi in una soluzione a breve termine produttori di vino e agricoltori da noi interpellati: «In attesa della costruzione di una pompa di falda, che richiederà, tra permessi e realizzazione, diversi mesi, chiederemo al Cantone di concederci, eccezionalmente, l’utilizzo del vecchio impianto per un anno ancora – precisa uno di loro –. Il tempo necessario a dotarci del nuovo sistema di pompaggio. Sappiamo benissimo di non poter far capo, in modo regolare, all’acqua erogata dall’acquedotto comunale, anche se è vero che la pagheremmo come tutti gli altri utenti e che versiamo le imposte al
Comune. Sarebbe un nostro diritto poterne dunque beneficiare se non vi è una situazione di carenza. Ce ne sarebbe a sufficienza per tutti, visto che la utilizzeremmo di notte, quando i consumi sono bassi. In ogni caso, sappiamo benissimo che il costo al metro cubo (1 franco) non è indifferente e in più c’è da calcolare pure il consumo di corrente». Resta da stabilire, a questo punto, come servire quei vigneti situati nella parte superiore dei paesi e i ronchi. Lassù per assicurare il trasporto dell’acqua dalla falda sarebbe necessario posare delle condotte sotterranee. Impensabile. L’unica soluzione rimane quella di poter contare, almeno in parte, sulla rete idrica comunale anche in futuro?