Nella stabilità è tonfo leghista
Antonella Bignasca: ‘Il risultato non ci soddisfa, paghiamo la lotta tra Plr e Ps per il governo’. Caprara accoglie il risultato del Plr ‘con un occhio che ride e uno che piange’, mentre per Righini (Ps): ‘Il nostro dato e quello dei progressisti è rassicurante’. Infine Dadò (Ppd): ‘Abbiamo tenuto’.
È un tonfo, quello della Lega. Fragoroso. Un tonfo che in percentuali si traduce con un -5,09%, in seggi la perdita è di quattro eletti al Gran Consiglio. «Ci sta», risponde a ‘laRegione’ Antonella Bignasca. «È chiaramente un risultato che non ci soddisfa, che dovremo analizzare con serietà, ma che è reso meno doloroso dal fatto che comunque l’Udc è cresciuta. Quindi abbiamo limitato le perdite, segnatamente alle questioni programmatiche e alle sensibilità degli eletti». Dietro questo calo netto può esserci il fatto che i cavalli di battaglia di via Monte Boglia ormai sono gli stessi da anni e l’elettorato si è abituato, per non dire assuefatto? «Ma assolutamente no. Per il Consiglio di Stato abbiamo pagato la lotta tra Plr e Ps, come la competizione interna al Ppd». Di riflesso, quindi, «siamo calati in Gran Consiglio. Chi non vota per il governo è difficile che voti per il parlamento». Nessun ripensamento sull’alleanza quindi, neanche dopo il risultato del parlamento. Un parlamento che sarà più frammentato, con le piccole formazioni che crescono. «Guardi, glielo dico personalmente, non a nome della Lega: è ora di inserire una soglia di sbarramento per l’accesso al Gran Consiglio». Senza puntare il dito contro nessuno, «non faccio nomi, è una questione di concetto». Nel senso che «già ora i tempi sono lunghi, con un parlamento ancora più frammentato si dilungheranno ancora di più. Ne va della governabilità». Non avanza ma neppure indietreggia: il Partito socialista mantiene lo stesso numero di seggi della passata legislatura. E questo, commenta il presidente Igor Righini, «è un dato rassicurante». Rassicurante «alla luce di una campagna che ci ha visti battagliare per respingere l’attacco del Plr». Domenica, prosegue Righini, «siamo riusciti a mantenere il seggio in Consiglio di Stato grazie anche a un buon consenso di area. Oggi (ieri, ndr) il Ps ha restituito, perlomeno da una prima lettura dei dati, una parte importante di questo consenso». Altro dato rassicurante per Righini è «il rafforzamento dell’area rosso-verde in Gran Consiglio». Vale a dire che «il Partito comunista correndo da solo ha conseguito un ottimo risultato acquisendo un seggio in più, cosa che non era assolutamente prevedibile. E i Verdi, con fra l’altro nuovi vertici, sono riusciti a confermare il gruppo. Tutto questo fa ben sperare in un valido disegno politico dell’area progressista». Un’area, sottolinea il presidente del Ps, «dove nessuno ha perso e ciò crea le giuste premesse per il raggiungimento di un’intesa sia per una politica di corto/medio termine in vista delle elezioni federali di ottobre, sia per una collaborazione in questa legislatura su tutta una serie di temi». E in casa liberale radicale come è stata accolta la perdita di un seggio rispetto al 2015? «Con un occhio che ride e uno che piange», ci risponde il presidente del Plr Bixio Caprara. Perché dal punto di vista aritmetico la perdita di un seggio è un risultato negativo, spiace. Ci sono però aspetti positivi». Quali? «Intanto Lugano è liberale, tornare a primeggiare nella città più importante del cantone è estremamente positivo. Inoltre, avere un elettore su quattro che ha messo nero su bianco che il Plr lo rappresenta ci gratifica, essere maggioranza relativa ci porterà, come abbiamo sempre fatto, ad assumerci le nostre responsabilità nell’interesse del Paese». Responsabilità è anche lavorare bene in parlamento, come si concilierà con la frammentazione delle forze aumentata da questo voto? «Non è cambiata granché – risponde Caprara –. Come prima, senza avere tre partiti di governo a difendere una posizione difficilmente si potrà portare avanti qualsiasi tipo di proposta. È vero però che in aula ci saranno ulteriori voci, mi auguro che non vi sia un continuo parlarsi addosso tanto per avere il proprio nome sul giornale il giorno dopo». Il Partito popolare democratico «ha tenuto, ma ciò non vuol dire che dobbiamo sederci sugli allori. Anzi!», chiama all’attenzione il presidente cantonale Fiorenzo Dadò, ricordando come «sì, i crolli del passato sono stati fermati. Ma il nostro partito ha bisogno di ripartire con slancio, con linfa e tutta l’energia possibile». Con ancora lui alla testa? «Io mi sento ancora l’allenatore del Ppd, e la mia buona votazione in Gran Consiglio (secondo del partito dietro a Giorgio Fonio, ndr) attesta che godo ancora di molta stima». Un partito che se ha beneficiato della competizione tra Raffaele De Rosa e Paolo Beltraminelli anche per la corsa al Gran Consiglio – «è più che probabile» – da questa competizione rischia di uscire lacerato e affrontare diviso il futuro? «Non penso. Dobbiamo ancora analizzare tutti i dati, ma mi lasci dire che il fair-play con cui Beltraminelli ha gestito la sua sconfitta fa bene al partito. Ci permette di affrontare con serenità quello che ci aspetta». Un futuro «spero buono», le energie dateci da tutti i candidati «sono molte».