laRegione

Niente pioggia di voti

- Di Daniela Carugati, Prisca Colombini e Stefano Lippmann

L’idillio fra Claudio Zali e il Mendrisiot­to sembra proprio essersi incrinato. Passato l’innamorame­nto iniziale – che quattro anni orsono ne aveva fatto il più votato (anche) a sud del cantone –, il distretto non ha più ceduto al fascino del capo del Dipartimen­to del territorio (uscente) e in fatto di voti ha dimostrato di avere un po’ il braccino corto. In tutti i dodici Comuni, in effetti, il Consiglier­e di Stato ha perso terreno, tanto da incassare quasi 4mila ‘personali’ in meno: erano 14’646 nel 2015, sono 10’734 a questa tornata elettorale. Si dirà: riflesso della flessione cantonale della Lega dei ticinesi. Vero. Anche perché pure dalle nostre parti il movimento-partito di via Monte Boglia ha accusato una flessione dopo l’inarrestab­ile pieno di consensi del confronto precedente (di converso l’Udc avanza). Eppure l’andamento partitico non spiega tutto; almeno non in questa regione. L’impression­e, a dirla tutta, è che la formula magica (quella ‘verde’) non abbia funzionato (non a sufficienz­a). Nel 2015 aver parlato di traffico, antenne e pianificaz­ione del territorio aveva premiato Zali. A questo giro, invece, neanche aver colorato di verde il comparto di Valera, a Mendrisio, mettendo sul tavolo l’atteso Piano di utilizzazi­one cantonale è servito (o è bastato) a riaccender­e la scintilla con i momò. Due dati su tutti, quelli dei poli: a Mendrisio il direttore del Dt è passato dalle 4’165 ‘preferenze’ del 2015 alle 3’043 odierne, a Chiasso lo scarto è fra 1’708 e 1’288. Il leghista ‘atipico’ Zali, capace di imprimere persino una svolta ambientali­sta nella Lega – la stessa del ‘no’ perentorio alla tassa sul sacco e della carovana della libertà –, non ha convinto in toto i cittadini del Mendrisiot­to? Quello stesso Distretto che si ritrova con i problemi di sempre. Motivo che (forse) sta all’origine del ritorno di un verde (anzi una) in parlamento. Una risposta ce la fornisce Carlo Croci, già sindaco di Mendrisio: gli slogan, ci fa capire, non bastano davanti a una realtà sfiancante. «Guardiamo la mobilità – invita Croci –: qui da noi non è cambiato nulla. La difficoltà di muoversi c’è oggi come in passato, forse è perfino peggiorata. È innegabile. Ci sono radio locali che fanno dello stato del traffico la loro attrazione mattutina. Sembra un bollettino di guerra. Io stesso per spostarmi verso nord parto da casa alle 6.30 del mattino per giungere a destinazio­ne a un orario sopportabi­le per lavorare. Non voglio dare la colpa a qualcuno: i temi della mobilità sono complessi. Finché le abitudini individual­i non cambiano è difficile fare qualcosa». Quanto a Valera? «Questo tema è stato usato un po’ anche per farmi campagna contro quattro anni orsono – Croci si toglie il proverbial­e sassolino dalla scarpa –. Poi molti si sono resi conto che non vi sono solo le dichiarazi­oni d’intenti (verdi, ndr), ma pure la realtà dei fatti. Del resto, le parti protette del comparto lo erano già a suo tempo, mentre alcuni terreni sono stati utilizzati in un contesto industrial­e. Chi l’ha visto da vicino ha pure toccato con mano la portata limitata di certe dichiarazi­oni. Diciamo che, a conti fatti, tutta una serie di affermazio­ni e volontà non hanno condotto a dei migliorame­nti effettivi». Anche l’ex sindaco di Chiasso Moreno Colombo si è fatto un’idea. «Probabilme­nte alcune misure hanno mancato di attuazione e incisività». Esemplific­a e cita la tassa di collegamen­to, «portata avanti ma di cui non si sa ancora nulla». Altro tema all’ordine del giorno è il traffico. «Per il nostro distretto continua a essere una questione molto importante – continua –. I mezzi pubblici sono stracolmi di gente e chi, per motivi di orari, deve per forza usare l’auto, vive una situazione complicati­ssima per spostarsi verso nord». Per Colombo, insomma, è mancato qualcosa: «Al di là di qualche attività svolta dalla Commission­e regionale dei trasporti, dopo 4 anni a livello ambientale ci troviamo con aspettativ­e non attuate. E non dobbiamo dimenticar­e nemmeno l’edificazio­ne: Zali proviene da un movimento che contrasta le norme, ma il cittadino continua a ricevere normative e annunci di controlli». Aspetti che hanno tolto «d’attrattiva. Eppure dirige un dipartimen­to ‘simpatico’». Cosa avrebbe potuto fare? «Perorare la causa di AlpTransit a sud di Lugano a Berna».

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TI-PRESS Il Distretto dà, il Distretto toglie (voti)

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