Niente pioggia di voti
L’idillio fra Claudio Zali e il Mendrisiotto sembra proprio essersi incrinato. Passato l’innamoramento iniziale – che quattro anni orsono ne aveva fatto il più votato (anche) a sud del cantone –, il distretto non ha più ceduto al fascino del capo del Dipartimento del territorio (uscente) e in fatto di voti ha dimostrato di avere un po’ il braccino corto. In tutti i dodici Comuni, in effetti, il Consigliere di Stato ha perso terreno, tanto da incassare quasi 4mila ‘personali’ in meno: erano 14’646 nel 2015, sono 10’734 a questa tornata elettorale. Si dirà: riflesso della flessione cantonale della Lega dei ticinesi. Vero. Anche perché pure dalle nostre parti il movimento-partito di via Monte Boglia ha accusato una flessione dopo l’inarrestabile pieno di consensi del confronto precedente (di converso l’Udc avanza). Eppure l’andamento partitico non spiega tutto; almeno non in questa regione. L’impressione, a dirla tutta, è che la formula magica (quella ‘verde’) non abbia funzionato (non a sufficienza). Nel 2015 aver parlato di traffico, antenne e pianificazione del territorio aveva premiato Zali. A questo giro, invece, neanche aver colorato di verde il comparto di Valera, a Mendrisio, mettendo sul tavolo l’atteso Piano di utilizzazione cantonale è servito (o è bastato) a riaccendere la scintilla con i momò. Due dati su tutti, quelli dei poli: a Mendrisio il direttore del Dt è passato dalle 4’165 ‘preferenze’ del 2015 alle 3’043 odierne, a Chiasso lo scarto è fra 1’708 e 1’288. Il leghista ‘atipico’ Zali, capace di imprimere persino una svolta ambientalista nella Lega – la stessa del ‘no’ perentorio alla tassa sul sacco e della carovana della libertà –, non ha convinto in toto i cittadini del Mendrisiotto? Quello stesso Distretto che si ritrova con i problemi di sempre. Motivo che (forse) sta all’origine del ritorno di un verde (anzi una) in parlamento. Una risposta ce la fornisce Carlo Croci, già sindaco di Mendrisio: gli slogan, ci fa capire, non bastano davanti a una realtà sfiancante. «Guardiamo la mobilità – invita Croci –: qui da noi non è cambiato nulla. La difficoltà di muoversi c’è oggi come in passato, forse è perfino peggiorata. È innegabile. Ci sono radio locali che fanno dello stato del traffico la loro attrazione mattutina. Sembra un bollettino di guerra. Io stesso per spostarmi verso nord parto da casa alle 6.30 del mattino per giungere a destinazione a un orario sopportabile per lavorare. Non voglio dare la colpa a qualcuno: i temi della mobilità sono complessi. Finché le abitudini individuali non cambiano è difficile fare qualcosa». Quanto a Valera? «Questo tema è stato usato un po’ anche per farmi campagna contro quattro anni orsono – Croci si toglie il proverbiale sassolino dalla scarpa –. Poi molti si sono resi conto che non vi sono solo le dichiarazioni d’intenti (verdi, ndr), ma pure la realtà dei fatti. Del resto, le parti protette del comparto lo erano già a suo tempo, mentre alcuni terreni sono stati utilizzati in un contesto industriale. Chi l’ha visto da vicino ha pure toccato con mano la portata limitata di certe dichiarazioni. Diciamo che, a conti fatti, tutta una serie di affermazioni e volontà non hanno condotto a dei miglioramenti effettivi». Anche l’ex sindaco di Chiasso Moreno Colombo si è fatto un’idea. «Probabilmente alcune misure hanno mancato di attuazione e incisività». Esemplifica e cita la tassa di collegamento, «portata avanti ma di cui non si sa ancora nulla». Altro tema all’ordine del giorno è il traffico. «Per il nostro distretto continua a essere una questione molto importante – continua –. I mezzi pubblici sono stracolmi di gente e chi, per motivi di orari, deve per forza usare l’auto, vive una situazione complicatissima per spostarsi verso nord». Per Colombo, insomma, è mancato qualcosa: «Al di là di qualche attività svolta dalla Commissione regionale dei trasporti, dopo 4 anni a livello ambientale ci troviamo con aspettative non attuate. E non dobbiamo dimenticare nemmeno l’edificazione: Zali proviene da un movimento che contrasta le norme, ma il cittadino continua a ricevere normative e annunci di controlli». Aspetti che hanno tolto «d’attrattiva. Eppure dirige un dipartimento ‘simpatico’». Cosa avrebbe potuto fare? «Perorare la causa di AlpTransit a sud di Lugano a Berna».