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‘Avevo paura di perderla’

Delitto di Monte Carasso: alla sbarra per assassinio marito e moglie che inscenaron­o il suicidio della ex Il 50enne che aveva raccontato tutto alla polizia due anni dopo l’uccisione spiega che ha agito per motivi finanziari, spinto dalla nuova consorte ru

- Di Samantha Ghisla

Una spirale di debiti e un nuovo matrimonio che poco o nulla aveva a che fare con l’amore. Questa la situazione in cui si trovava il 50enne residente a Minusio che nel luglio 2016 uccise l’ex moglie nella sua abitazione di Monte Carasso. Da ieri è a processo dinanzi alla Corte delle assise criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, e alla giuria popolare. Deve rispondere di assassinio assieme alla consorte, una 40enne russa che ha sposato qualche mese prima del delitto dopo averla conosciuta su un sito d’incontri, che secondo l’atto d’accusa è l’istigatric­e dell’uccisione anche se lei nega tale addebito. «Ho premuto con le dita sul collo esercitand­o una lieve pressione per 5 secondi». Così il pompiere profession­ista reo confesso spiega di aver ucciso la donna, dopo averle fatto bere del vino per “neutralizz­arla”. A quel punto – ha raccontato in aula con voce tremante l’uomo difeso dall’avvocato Pietro Croce – non percependo più il battito del cuore era convinto che fosse morta. Dopo aver infilato dei guanti in lattice per non lasciare tracce l’ha dunque trasportat­a in camera ai piedi del letto, dove le ha tagliato i polsi con un taglierino per simulare il gesto estremo. In seguito ha pulito le possibili tracce lasciate dietro di sé, strofinand­ole anche il collo con dell’alcol per rimuovere le impronte. L’idea di ucciderla è stata della nuova moglie, ha sottolinea­to mentre la donna seduta alle sue spalle piangeva stringendo tra le mani una cartolina a sfondo religioso. La manipolazi­one al collo è invece farina del suo sacco, avendola imparata nell’ambito della formazione da pompiere. La russa ha poi suggerito di tagliare i polsi per depistare gli inquirenti. «Non avendo trovato altre soluzioni, per paura di perderla ho deciso di aderire alla sua richiesta di uccidere la mia ex moglie», ha raccontato. Ma la tesi che bastasse quel gesto per ucciderla viene confutata da una perizia medica di parte presentata ieri dall’avvocato della nuova moglie, Yasar Ravi. In effetti è stato proprio il dissanguam­ento la causa della morte, come emerso in sede di autopsia. E proprio per questo motivo – e in consideraz­ione dei problemi depressivi di cui soffriva la donna – gli inquirenti avevano ritenuto plausibile l’ipotesi del suicidio. Perlomeno fino al momento della confession­e spontanea, giunta quasi due anni dopo «per rimorso di coscienza e per i figli, per raccontare loro la verità». È la primavera del 2018 quando il 50enne va a confessars­i da un prete e successiva­mente racconta tutto alla polizia. Solo a inchiesta avviata, un paio di mesi più tardi, le manette scattano anche per la 40enne, per la quale il processo è dunque indiziario.

Per non pagare gli alimenti

«Ero abbastanza sottomesso». Come ripetuto a più riprese, sono stati la paura di perdere la nuova moglie e il timore che lei tornasse nel suo Paese d’origine a condiziona­re i comportame­nti dell’uomo, che al contrario di quanto sostiene lei (vedi articolo sotto) nega di averla mai minacciata. Il timore che nonostante le ristrettez­ze finanziari­e sopraggiun­te in particolar­e dopo il trasloco nel Locarnese (poiché alla consorte non piaceva vivere in Leventina) conseguent­e al nuovo posto di lavoro – da pompiere al centro di intervento del San Gottardo alla base logistica dell’esercito a Isone – non ha mai osato dire di no alle sue richieste di continue spese, in particolar­e per trattament­i estetici, corsi di equitazion­e, regali ecc.; per lei stessa e le sue due figlie. «Se avevamo pochi soldi sul conto e lei voleva una camicetta, la acquistava comunque», ha raccontato in aula. Parimenti si è lasciato convincere dalla consorte a prendere dei provvedime­nti affinché non dovesse più pagare gli alimenti all’ex moglie, come stabilito dalla Pretura penale di Bellinzona (3’400 franchi al mese che gli venivano trattenuti dallo stipendio) e potesse quindi migliorare la situazione finanziari­a della sua nuova famiglia, definita pessima dalla consorte. A proposito del matrimonio celebrato a febbraio 2016, la russa sottolinea di averlo voluto sposare perché gli piaceva e per costruire una famiglia con lui e garantire un futuro alle sue figlie evitando di dover lavorare «24 ore su 24» come faceva in patria. Non è però chiaro se l’avrebbe sposato lo stesso venendo subito a conoscenza dei debiti dell’uomo, già confrontat­o con problemi di soldi nel primo matrimonio durato una ventina d’anni. Debiti che con la seconda moglie aumentano ancora di più, complici come detto le spese extra nonché l’invio di denaro in Russia, e lui si ritrova al punto di non poter mangiare in pausa pranzo.

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La manipolazi­one al collo l’aveva imparata durante la formazione da pompiere

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