Pietas e altezze di Claudio Magris
Lo studio serio, ovviamente, ma mosso da una sempre viva curiosità intellettuale e guidato da una fedeltà a se stesso, ai principi della propria formazione, con l’uso costante della ragione non però disgiunta dal sentimento, da un umano sentire, sono le qualità che rendono la figura e il lavoro di Claudio Magris, saggista e scrittore che domani compie 80 anni, importante per la seconda metà del Novecento. Ma ancor più per questo inizio di nuovo millennio segnato dal tracimare di arroganza e presunzione oltre tutti i livelli di guardia, che si collega alla fine della memoria, alla scomparsa degli ultimi testimoni delle tragedie del secolo breve ma anche alla sottovalutazione dello studio della storia. Del resto il lavoro di questo studioso, docente di lingua e letteratura tedesca alle Università di Torino e Trieste, si aprì nel 1963 con la pubblicazione di un saggio che resta un punto di riferimento storico-culturale, ‘Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna’, seguito da quello su Joseph Roth e l’ebraismo, che dette l’avvio alla riscoperta e allo studio della complessa cultura mitteleuropea come momento centrale storico e culturale per lo sviluppo di tutto il ’900. La memoria appunto e il valore delle radici essenziali per capire da dove veniamo, quindi su quale strada siamo e capire e decidere dove possiamo andare. E proprio un viaggio, dalle origini al mare, è quello che racconta, indagando, riflettendo, cercando tracce del passato lontano e più recente in ‘Danubio’, un libro del 1986 che resta un pilastro e, oggi più che mai, anche una testimonianza del confluire della molteplicità in una realtà che era ed è Europa; formata dall’avventura nazista, testimoniata anche dal lager di Mauthausen, come dagli anni della Vienna rossa socialdemocratica con la grande edilizia popolare operaia delle Gemeindebau, dalla follia di Hitler alle illuminazioni di Freud, dalle acque cristalline della sorgente tedesca a quelle morenti del Mar Nero. L’impegno di Magris, che fu anche senatore (indipendente di sinistra) a metà anni 90, non appare diverso quando crea come narratore. Lo testimoniano romanzi come ‘Alla cieca’ del 2007, che racconta la nascita e il morire delle ideologie, delle illusioni del mondo moderno, e il bellissimo ‘Non luogo a procedere’ del 2015, che recupera la memoria (...)
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