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Un elettore su 5 è senza partito: le ‘basi’ di Lega, Plr, Ppd e Ps si restringon­o ancora

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Nessun partito, solo voti preferenzi­ali ai candidati che piacciono di più. Gli elettori prediligon­o sempre di più la scheda senza intestazio­ne, scelta ormai quasi da un cittadino su cinque recatosi alle urne in occasione del rinnovo dei poteri cantonali. Piaciuta da subito, questa modalità di voto che permette di apporre crocette senza scegliere un partito oggi viaggia a quota 25’480 schede (+2’315 rispetto al 2015), e rappresent­a quindi – passateci il termine – il “secondo partito” in termine di forza. Una “macchina da voti” che, di conseguenz­a, ne sottrae ai partiti: l’avanzata della scheda senza intestazio­ne sommata al calo della partecipaz­ione sono costati migliaia di consensi ai partiti storici e alla Lega. Basta scorrere i risultati definitivi dell’elezione del Gran Consiglio, con un occhio sulle schede di partito, per rendersene conto: a perdere per strada 6’558 elettori è stata la Lega, 3’304 il Partito liberale radicale, 2’116 il Partito popolare democratic­o e 1’001 il Partito socialista (aggiorniam­o così le cifre date ieri calcolate sulla base di dati parziali, sic). A crescere, in termini di bacino elettorale, sono sia l’Udc (+678 rispetto a quando si era presentata sotto il cappello della Destra) che i Verdi (+562 schede), a dimostrazi­one in entrambi casi che l’originale vince. Poi certo: nella ripartizio­ne dei seggi a far stato sono i voti di lista, numeri che tengono conto anche del panachage. Nello specifico: 6,79% per l’Udc, 6,63% per i Verdi. Uno 0,19% che significa un seggio in più per i democentri­sti: se sono riusciti a totalizzar­ne 7 (i Verdi 6), molto probabilme­nte il presidente Piero Marchesi può ringraziar­e se stesso, considerat­o l’ampio appoggio che è riuscito a raccoglier­e fuori lista. Ultimo “flusso” interessan­te quello dei preferenzi­ali del “secondo partito”, la scheda senza intestazio­ne appunto. Ben 153’720 voti sono confluiti sui candidati Plr, 127’504 su quelli Ppd e 122’916 sui leghisti. Citiamo infine il dato delle schede bianche, quelle di protesta: in crescita, da 2’845 a 3’300 (approssima­tivamente il valore di quattro seggi). Un paio di precisazio­ni dovute ai lettori: fra le fila del Ppd (e non del Plr) è stata eletta Sara Imelli; nel grafico sull’evoluzione dei seggi in parlamento si tenga conto che il Ppd, nel 2003, ne totalizzò 24 (e non 23). SCA

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