Confusione e timore per il 5G
Ieri Vaud ha annunciato (e poi smentito) una moratoria sulla costruzione di antenne per la rete mobile A livello federale entro metà anno sarà pubblicato un rapporto sui rischi legati al potenziamento della rete e alle radiazioni emesse
La nuova tecnologia 5G fa discutere e genera anche confusione: ieri il governo di Vaud ha dovuto smentire un’affermazione della sua consigliera di Stato Jacqueline de Quattro che aveva annunciato in mattinata una moratoria sull’installazione di antenne nel cantone. Intanto, anche a livello federale vi è preoccupazione per le radiazioni emesse dalle infrastrutture per la rete mobile. Ma prima di tutto che cosa è il 5G? Si tratta di una nuova tecnologia per la telefonia mobile che permette di navigare su internet ad una velocità fino a cento volte più elevata di oggi. Permette inoltre di diminuire la latenza favorendo ad esempio lo sviluppo di veicoli a guida autonoma o la telemedicina. A inizio febbraio la Confederazione ha assegnato attraverso un’asta le relative frequenze a Swisscom (che proprio oggi terrà una conferenza stampa sul tema), Sunrise e Salt. L’operazione ha portato nelle casse dello Stato quasi 380 milioni di franchi. Se da un lato le grandi aziende di telecomunicazione sono particolarmente interessate al 5G (si tratta di un mercato con un potenziale immenso ed hanno quindi investito decine di milioni solamente per accaparrarsi le frequenze), dall’altro questa nuova tecnologia genera scetticismo e dibattito a livello politico. Proprio ieri la consigliera di Stato vodese de Quattro aveva affermato, durante il dibattito parlamentare sulla risoluzione sul tema del deputato dei Verdi Raphaël Mahaim, che l’esecutivo ha deciso di sospendere la costruzione di antenne per il 5G. Nel pomeriggio però lo stesso governo cantonale ha precisato di non aver preso alcuna decisione e che la moratoria per il momento non ci sarà. Il Consiglio di Stato ha poi aggiunto che esaminerà la questione nell’ambito della sua risposta alla risoluzione di Mahaim, approvata dal parlamento. La moratoria proposta ieri dovrebbe restare in vigore fino a quando l’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) non avrà pubblicato un rapporto sui rischi legati al potenziamento delle reti 5G nel settore della telefonia mobile e delle radiazioni, previsto per la metà dell’anno. Il gruppo di lavoro, istituito l’anno scorso dall’ex ‘ministra’ delle telecomunicazioni Doris Leuthard, ha anche il compito di discutere dei futuri valori limite, in stretta collaborazione con l’Ufficio federale delle comunicazioni (Ufcom). Sia a livello cantonale, sia su scala federale vi sono dunque alcuni deputati preoccupati in particolare per le conseguenze sulla salute delle cosiddette radiazioni non ionizzanti emesse dalle antenne. Ad esempio il consigliere nazionale Thomas Hardegger (Ps/Zh) ha recentemente depositato un’interpellanza che chiede al Consiglio federale di esprimersi “sui possibili danni alla salute causati dalle radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza”. Nel suo atto parlamentare il deputato zurighese fa inoltre notare che le aziende di telefonia mobile avevano affermato che sarebbe stato impossibile diffondere il 5G senza un allentamento dei valori limite imposti dalla legge. Hardegger chiede quindi al governo se intende allentare la prevenzione relativa alle emissioni elettromagnetiche per favorire il settore della telefonia mobile. Si tratta, a onor del vero, di una proposta già discussa più di una volta alle Camere federali e sempre affossata dai ‘senatori’. Nel 2016 una mozione della commissione delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale chiedeva al governo di alzare i valori limite per gli impianti di telefonia mobile per garantire una “buona” copertura e l’accesso a internet alla popolazione e all’economia. L’atto parlamentare era stato accolto dalla Camera del popolo ma respinto con un solo voto di scarto dai ‘senatori’. L’anno scorso era invece stata la commissione omonima degli Stati a presentare una mozione che chiedeva di “elaborare il più rapidamente possibile” una revisione dell’ordinanza sulla protezione delle radiazioni non ionizzanti (che prevede “disposizioni troppo severe”) per evitare “il collasso delle reti di telefonia mobile” e per prepararsi al meglio allo sviluppo della tecnologia 5G. Anche in questo caso però i ‘senatori’ avevano respinto il testo con 22 voti a 21 e due astenuti.