laRegione

La vita non è meraviglio­sa

La regista libanese Nadine Labaki con un potente film sul male dell’esistenza

- Di Ivo Silvestro

L’ottimista pensa che questo sia il migliore dei mondi possibili; il pessimista sa che è vero. E il pessimista, in questo caso, è una donna, la regista libanese Nadine Labaki che con ‘Cafarnao’ – che dopo Cannes e gli Oscar arriva nelle sale ticinesi, in anteprima domani alle 20.45 al Lux di Massagno per l’OtherMovie festival – confeziona un film potente e necessario che lascia gli spettatori inermi e indifesi, come i suoi personaggi, di fronte a una sofferenza per la quale non pare esserci via d’uscita. Siamo in un tribunale libanese: il dodicenne Zain ha denunciato i propri genitori. Non per averlo abbandonat­o, per averlo maltrattat­o, o per aver dato in sposa al padrone di casa la sorella minore. No: l’accusa è di averlo messo al mondo. Per impedire alla madre, di nuovo incinta, di dare alla luce un altro figlio condannand­olo, come lui, a una vita di miseria e sofferenza. Siamo in un tribunale, ma nelle sapienti mani di Nadine Labaki non è un luogo dove giudicare e condannare, bensì dove scoprire la verità. Vediamo i genitori di Zain mandarlo in farmacia per procurarsi, con una ricetta falsa, degli oppiacei destinati allo spaccio; vediamo la piccola Sahar data in sposa ad Assad; vediamo Rahil, domestica etiope senza documenti che nasconde il figlio Yonas, di appena un anno, per paura di essere scoperta e arrestata; vediamo il trafficant­e Aspro offrire documenti falsi in cambio di Yonas, così da poterlo dare, a pagamento, in adozione; vediamo la piccola rifugiata siriana Maysoun che sogna, un giorno, di arrivare in Europa. Vediamo e ci rendiamo conto che non possiamo giudicare, tantomeno condannare: ogni lotta, ogni resistenza, compresa quella che tenta Zain, è inutile. L’unica è non essere nati, per quanto un accenno di lieto fine lasci un po’ di speranza. Storie vere, perché ‘Cafarnao’ è sì un film di finzione, ma – ha spiegato la regista – “costruito a partire da cose che ho visto e vissuto nel corso delle mie ricerche sul campo”, durate tre anni. E veri sono anche gli interpreti: attori non profession­isti, tutti con un passato, o un presente, simile a quello del loro personaggi­o, compreso l’intenso Zain Al Rafeea. È il migliore dei mondi possibili, questo? Forse, purtroppo, lo è.

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‘Cafarnao’, domani all’OtherMovie

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