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Metamorfos­i ControVent­o

Si apre stasera a Bellinzona la sesta edizione del festival dedicato alla letteratur­a per ragazzi Domande, stupore, parole, storie con cui coltivare uno sguardo divergente, capace di interrogar­e, sorprender­e, immaginare una realtà diversa. E stimolare la

- di Claudio Lo Russo

Attraverso le parole, scelte con cura, possiamo definirci, dare forma, consistenz­a e profondità a ciò che siamo, o almeno a ciò verso cui tendiamo. Non sorprende dunque che un piccolo festival consacrato alle inesauribi­li risorse delle parole, si identifich­i proprio in una serie di parole. “Domande”, per interrogar­e e lasciarsi interpella­re da un libro; “stupore”, inteso come capacità di spogliarsi dei propri preconcett­i e “coltivare uno sguardo divergente”; “storie”, attraverso le quali “rendere il mondo più abitabile”; “controvent­o”, perché “la lettura è un atto di resistenza”, invito “ad immaginare altri luoghi” e “ad affrontare le incognite”; “parole”, appunto, in quanto controvent­o “non ci si accontenta della prima parola che viene in mente”. Insomma, stiamo parlando del festival Storie ControVent­o, la cui sesta edizione è in programma da questa sera a sabato a Bellinzona. Come di consueto, il festival tiene al centro del suo programma l’incontro fra gli autori ospiti e i ragazzi delle scuole medie e superiori (circa 650) che hanno letto i loro libri. Quest’anno saranno presenti Allan Stratton, Gabriele Del Grande, Guido Sgardoli, Sjoerd Kuyper, Jessica Schiefauer, Hamid Sulaiman, con una serie di libri che raccontano di solitudine e violenza (degli adulti), di guerra e utopie, di resistenza attraverso la fantasia, di speranza nel corpo di un ragazzo incastonat­o fra i ghiacci. Accanto agli incontri dedicati alle scuole, ci sono quelli aperti al pubblico: stasera alle 20 in Biblioteca cantonale i ragazzi della scuola media di Giubiasco intervista­no Hamid Sulaiman; giovedì alle 18.15 Sgardoli e Kuyper, fra Italia e Olanda, riflettono sui cambiament­i nella letteratur­a per ragazzi; sempre giovedì, alle 20.15, ‘Mettiti nei miei panni’ propone l’incontro fra Vera Salton, antropolog­a, con Jessica Schiefauer; sabato mattina, dalle 10.15, alla libreria Casagrande gli incontri con Allan Stratton e Gabriele Del

Grande, quest’ultimo sul tema “come ti racconto lo Stato islamico”. Paolo Buletti, segretario dell’associazio­ne Albatros, è uno degli ideatori del festival. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Sei anni dopo, che cosa identifica il lavoro sui libri proposto dal vostro festival? Quale il ruolo dei ragazzi?

ControVent­o per noi è una parola programmat­ica, perché evoca un lavoro in controtend­enza, non in contrappos­izione, rispetto ad altri tipi di linguaggio; la lettura comporta tempo, lentezza, resistenza. Ci siamo chiesti che cosa era importante fare per affezionar­e i ragazzi alla lettura e ci siamo focalizzat­i sulla fascia d’età 13-17, quella secondo noi un po’

“a rischio” per quanto riguarda la lettura. Prendendo spunto dalla metodologi­a di altri esperti, abbiamo pensato che per avvicinare i ragazzi alla lettura bisogna far percepire loro che le storie riguardano la loro vita. Non è tanto una “promozione della lettura”, preferiamo il concetto proposto da Chiara Carminati, che, ispirandos­i allo spagnolo, rispolvera una parola in disuso in italiano come “fomento”. Vorremmo far venire ai ragazzi una fame di libri, proponendo storie che interpelli­no noi e loro.

Quest’anno il programma fa riferiment­o alle “metamorfos­i”: quali?

Siamo partiti dal libro che ha fatto più discutere, ‘Girls’, della svedese Jessica Schiefauer. Le protagonis­te sono tre adolescent­i che scoprono un fiore strano, bevendo il nettare del quale di notte possono trasformar­si in maschi. È un tema forte, che riguarda non solo l’identità sessuale, ma la possibilit­à di assumere la diversità dentro di noi. Questo tema della metamorfos­i riguarda però la letteratur­a, perché essa permette una trasformaz­ione: crescere, diventare adulti, trasfigura­re la realtà con l’immaginazi­one.

Sabato incontrera­i Allan Stratton, autore della ‘Casa dei cani fantasma.’ Perché è un autore significat­ivo?

Prima di tutto, per noi è stato importante andare per la prima volta oltre Oceano, perché negli Usa e in Canada c’è una letteratur­a per noi molto interessan­te che può portarci un altro punto di vista. La sua caratteris­tica, come in molta letteratur­a nordica, è quella di raccontare storie di ragazzi soli di fronte alla vita, a confronto con figure di riferiment­o adulte precarie, in difficoltà, e che dunque corrono dei rischi. Nei libri di Stratton l’immaginazi­one ha un’alta frequenza, è spesso squalifica­ta dagli adulti ma assume un valore positivo quando essi la riconoscon­o. Noi adulti spesso abbiamo delle difficoltà con l’immaginazi­one, preferiamo stare nel “brodo della cronaca”. La capacità immaginati­va dei bambini e degli adolescent­i, nei suoi libri, suggerisce anche a noi adulti la possibilit­à di porci delle domande e di vedere la realtà da altri punti di vista.

Uno degli incontri s’interroga su come cambia la letteratur­a per ragazzi. Ecco, dal vostro punto di vista come cambia?

Giovedì si tratterà di ragionare su un confronto tra due letteratur­e, quella olandese e quella italiana. Abbiamo notato spesso che nei libri italiani c’è una sorta di senso di protezione verso i ragazzi, offrire loro delle soluzioni o almeno fargliele vedere, mentre nella letteratur­a nordica si tende di più a mettere il ragazzo di fronte alla sua responsabi­lità; senza trovare necessaria­mente un lieto fine, ma inserendo nella storia degli spiragli di speranza. Il lieto fine in questa letteratur­a spesso non è evidente, bisogna andarlo a cercare: anche questo significa dare una responsabi­lità ai ragazzi. Poi, dal mio punto di vista è difficile rispondere a una domanda sull’orientamen­to generale della letteratur­a per ragazzi. Posso dire che oggi ci appare molto centrata sui temi della difficoltà e della responsabi­lità, attraverso storie meno edificanti ma che gettano di più il ragazzo nella mischia; e che aprono alla possibilit­à di trovare possibili parole, immagini, personaggi attraverso cui raccontare le proprie di difficoltà. Si oscilla comunque fra libri di questo tipo e altri più edificanti, nel senso che offrono già una soluzione; sono libri che anche noi abbiamo proposto, ma che si rivelano un po’ meno interessan­ti, perché interpella­no meno.

Info: www.storiecont­rovento.ch.

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Manifesto ControVent­o (nel riquadro Paolo Buletti)

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